Attualità
18 Marzo 2019
Il sindacato chiede di incrementare l'organico di infermieri e Oss per evitare il “continuo stato di ansia, con il giustificato timore di commettere errori”

Medicina d’urgenza sotto pressione. La Fials: “Servono altri infermieri e Oss”

di Redazione | 3 min

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“Tempo scaduto”. Non ha trovato le risposte che si aspettava il sindacato Fials, che lo scorso 7 marzo aveva chiesto alla dirigenza dell’ospedale Sant’Anna di Cona di adeguare gli organici della Medicina d’urgenza, notoriamente sotto pressione da inizio anno per l’alto numero di ingressi al Pronto soccorso e ricoveri.

“Dagli iniziali 29 pazienti da assistere, si è saliti a 32 e, in un balzo, a 46”, denuncia la segretaria Mirella Boschetti 
che parla per infermieri ed Oss “da lungo tempo inascoltati, che subiscono i contraccolpi di una ‘sanità malata’, costretti ad assistere un crescendo di pazienti, ad invarianza di organico”.

Per la Fials si tratta di “una condizione generale di continua affannosa rincorsa/ricerca di posti letto liberi o di impellente necessità di liberare posti letto per fare spazio ad altri ricoveri urgenti”, con infermieri e Oss della Medicina d’urgenza “che devono far fronte all’incessante susseguirsi di ricoveri, trasferimenti, nuovi ricoveri, che a partire dalle ore 20 lievitano, in quanto eletta a contenitore notturno di tutti i pazienti afferenti dal Pronto Soccorso, da trasferire poi, al mattino, in altri reparti di degenza attinente la patologia o dove c’è posto per fare spazio a nuovi ricoveri”.

“Un pesante fardello, da portare per gli infermieri ed Oss che vedono il tempo/trasloco/burocrazia sopravanzare il tempo-assistenza diretta ai ricoverati – osserva Boschetti -, in un continuo stato di ansia, con il giustificato timore, in questo tourbillon e carico eccessivo di lavoro, di commettere errori”.

E, di conseguenza, si arriva a una situazione “di grande travaglio per i pazienti, che afferiscono al Pronto soccorso e che subiscono in poche ore o pochi giorni ripetuti trasferimenti, innescando un circolo vizioso che urge interrompere: dal Ps ai reparti di degenza per acuti, poi in reparti di degenza territoriali, oppure case di cura private convenzionate, o al domicilio e per molti anziani, il rientro in tempi brevi, nuovamente al Ps, fenomeno questo a connotazione provinciale”.

“
I ripetuti tentativi di modificare il Piano di lavoro, nella Unità operativa di Medicina d’urgenza, tentando di redistribuire le attività fra i tre turni, non producono benefici – denuncia Boschetti -. La coperta è corta, va incrementata la dotazione organica nei tre turni.
 I lavoratori riferiscono accumuli di ore di recupero da smaltire, giorni di ferie negate, richieste di prestazioni aggiuntive che oramai per spossatezza i più declinano, assenze legate alla fruizione di permessi L.104/92.
Preoccupa inoltre l’incisiva presenza di operatori sanitari con contratto a tempo determinato, con il rischio oggettivo di cessazioni improvvise di infemieri ed Oss vincitori di concorsi a tempo indeterminato in altre sedi, che potrebbero ulteriormente aggavare la già critica situazione, con lavoratori che svolgono al meglio la propria attività in condizioni difficili, obbligati ad un carico di lavoro eccessivo, che – osserva la segretaria sindacale – non può essere garanzia di sicurezza per i lavoratori, né garanzia di buona assistenza verso i pazienti, dove il rischio di incorrere in errori od omissioni è elevato”.

Il 29 marzo il sindacato terrà un’assemblea con i lavoratori durante la quale “si valuteranno quali altre iniziative mettere in campo a tutela e per la sicurezza dei pazienti e dei lavoratori”.

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