Spal
15 Marzo 2019
Il direttivo biancazzurro ha incontrato la squadra in occasione della rifinitura, ribadendo la vicinanza della piazza: "Ora è il momento di compattare tutto l'ambiente"

Spal, la Ovest carica squadra e tifosi: “Noi vogliamo gente che lotta”

di Redazione | 3 min

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di Davide Soattin

La Spal in casa non vince da ormai sei mesi, dalla magica notte con l’Atalanta che tolse i veli al nuovo Paolo Mazza. Un’astinenza che oggi continua a pesare come un macigno sulle spalle della formazione allenata da Semplici, per un tabù che da troppo tempo non riesce a essere sfatato.

Una sorta di condanna dantesca a non gioire davanti al proprio pubblico da cui Antenucci e compagni dovranno cercare al più presto di redimersi, sfornando prestazioni all’altezza delle aspettative che la delicatezza del momento richiede e sfruttando la consueta spinta del dodicesimo uomo in campo, chiamato a fare la sua parte già dal match contro la Roma.

Un appello al sostegno incondizionato di cui si è fatta portavoce la Curva Ovest, che attraverso un comunicato apparso poche ore fa sulla propria pagina Facebook, dopo aver incontrato e spronato la squadra in occasione della rifinitura nel pomeriggio, ha di fatto chiamato a raccolta tutto l’ambiente biancazzurro al grido di ‘noi vogliamo gente che lotta’ per condurre la squadra alla salvezza, nel segno della vicinanza e della compattezza, da ‘qui a maggio’.

“Alla curva la sua tradizione. Alla curva il suo orgoglio. Ma soprattutto alla curva il suo ruolo – si legge nel messaggio lanciato dalla parte più calorosa del tifo ferrarese -. La consapevolezza di un compito che, per scelta, prescinde la categoria e il risultato è una cosa che ci contraddistingue da sempre. E’ il senso di presenziare a una partita anche spalle al campo, per qualcuno. Anche dietro uno striscione, senza vedere un solo minuto di gioco. E’ l’appartenenza ai colori, la rappresentazione di un movimento che è trasversale e non contingente. La voglia di essere più che apparire, e di sostenere sempre e ovunque. Dei contenuti non ce ne frega, li lasciamo volentieri agli opinionisti non richiesti del Bar dello Sport”.

“Una sola cosa ci spinge a prendere in considerazione ciò che sta accadendo in campo – aggiunge il direttivo -. Ed è l’onore della maglia. Questo è un aspetto sul quale non transigiamo, perché va oltre. Una questione di rispetto. Per noi, per i nostri colori, per la nostra storia. I processi non ci appartengono nella maniera più assoluta. E non faremo mancare il nostro apporto né ora né mai, comunque vadano le cose. Anzi, grideremo ancora più forte se la strada si farà in salita. Ma l’onesta intellettuale ci porta a considerare quanto questo impegno sia divenuto quantomeno incostante, e quanto questo tipo di atteggiamento rappresenti un autentico suicidio per una squadra che deve salvarsi. Che deve lottare alla morte fino all’ultimo secondo, dell’ultima partita”.

“Ci vuole fame, ci vuole rabbia e determinazione. La stessa che mettiamo noi sugli spalti. Facce depresse a metà del girone di ritorno di un campionato completamente e assolutamente aperto non hanno senso di esistere. E noi non le vogliamo vedere, questo è bene metterlo in chiaro. Vogliamo il furore agonistico. Vogliamo tornarcene a casa consapevoli che tutti, tutti quanti, abbiamo dato il massimo per novanta minuti. Senza risparmiarci mai. Allora, e solo allora, il risultato non conterà. La classifica non conterà, e nemmeno la categoria. Ma le difficoltà che stiamo incontrando non possono essere un alibi per la depressione di nessuno. Meno che mai per quelli in campo, che indossano la nostra storia. E neppure per noi, e per chi ci segue. E’ il momento di compattare tutto l’ambiente”.

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