Attualità
13 Marzo 2019
Grande affluenza al convegno Unife. Docenti, imprenditori e istituzioni alla scoperta del programma quadro dell'Ue

La carica dei 500 verso Horizon Europe

di Redazione | 4 min

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Oltre 500 persone da tutta Italia hanno partecipato martedì all’evento organizzato dall’Università di Ferrara, in stretta collaborazione con Apre, Aster e Regione Emilia-Romagna, dedicato al prossimo programma quadro dell’Unione Europea sui temi della ricerca e dell’innovazione.

Tra i presenti non solo docenti e ricercatori, ma anche aziende e grandi gruppi industriali, organizzazioni governative, tutti interessati a conoscere le prospettive che attendono il mondo della ricerca, che sono in corso di definizione in questi mesi.

Più impatto e più contatto con i cittadini: queste sono le due richieste per il nuovo programma quadro che partirà il 1° gennaio 2021 fino al 2027, con il nome di Horizon Europe, un programma che intende “creare ricchezza con la conoscenza” come è stato ribadito sia da Renzo Tomellini, capo Ricerca e Innovazione della Commissione Europea, che da Patrizio Bianchi, assessore della Regione Emilia-Romagna. Il programma quadro prevede già 100 miliardi di euro che saranno a bilancio nei prossimi sette anni, con un ulteriore incremento rispetto al passato.

Per aumentare l’impatto di questi programmi di ricerca sono state introdotte le “missioni”, con l’obiettivo di legarsi di più ai cittadini e ai temi che hanno un significato per la loro vita. Si intende accelerare la definizione delle aree di missione, che saranno la cura a malattie come il cancro, l’impatto ambientale delle città che devono diventare sempre più smart, le acque e la salute del suolo.

In questo periodo di chiusura della programmazione 2014-2020 ci sono ancora 13 miliardi e mezzo da destinare a progetti di ricerca. Fabio Donato, della Rappresentanza Italiana nella Ue e docente Unife, intervenuto all’evento, ha spiegato come si sta lavorando al negoziato, che al momento è molto favorevole, e cercando di chiudere l’accordo sul prossimo programma Horizon Europe.

“L’Italia è fortemente presente e ha avuto un ruolo molto incisivo, sia nella parte tecnica che in quella politico-istituzionale: in tutte le sedi il nostro Paese era presente e ha espresso posizioni forti. È una attività di avvicinamento tra Bruxelles e l’Italia, fatto in sinergia con tutti gli enti di ricerca italiani, che sono attivi e presenti, contribuendo a influenzare il dibattito: si sta facendo sistema e si stanno portando le istanze in modo condiviso al Consiglio Europeo, per la tutela degli interessi italiani in una logica di lungo termine, per il rafforzamento del posizionamento italiano. L’Italia in questo momento è un interlocutore forte e riconosciuto, è capace di esprimere visione perché ha radici profonde nell’Europa”.

Per Francesco Profumo, presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo: “La missione è una modalità di rappresentazione di un portafoglio di progetti, sono grandi sfide da affrontare per la vita dei cittadini. Il punto è quello di misurare l’impatto, attraverso la definizione degli indicatori. L’Unione Europea ha avuto in questi anni un problema di comunicazione, che doveva andare di là degli obiettivi istituzionali, ed essere capace di “scaldare i cuori” dei nostri cittadini. Dobbiamo essere noi capaci in questo, cambiando il nostro approccio”.

“È evidente che è importante rendere la ricerca più vicina ai cittadini, comunicandola in modo efficace ma senza banalizzare – ribadisce Nicoletta Amodio di Confindustria -. Si stanno identificando temi strategici, che possono avere ricadute. Non bisogna avere paura della nuova impostazione del programma di ricerca, ma esserne partecipi; le missioni servono a focalizzare meglio gli obiettivi. La differenza tra la programmazione europea passata e quella futura è quella di passare ad una logica partecipata, lavorare insieme per proporre e definire il nuovo programma quadro. Dobbiamo cogliere l’opportunità che c’è dietro l’esigenza di passare alle missioni, richiesta dalla Commissione Europea, è in un’ottica di miglioramento a cui tutti dobbiamo collaborare. Stiamo lavorando per aiutare le imprese a costruire partnernariati industriali rafforzando le filiere”.

Ultimo appello di Luciano Catani del Miur: “Dobbiamo cercare di identificare le priorità nazionale sui cui investire come Paese, come ad esempio i rischi di calamità naturali che sono un tema che ci preoccupa costantemente. Anche il Piano Nazionale della Ricerca può aderire all’approccio delle missioni se vediamo che è una modalità efficace”.

La mattinata si è conclusa con una tavola rotonda, coordinata dal direttore di Aster Marina Silverii, dal titolo “Atenei, enti di ricerca e Regione insieme in Europa per una reale innovazione” che ha visto dialogare le Università di Bologna, Modena e Reggio Emilia, Parma, nonché l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e il Cnr.

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