Portomaggiore
9 Marzo 2019
"Il nostro territorio non è “banale” o “disagiato” come indica l’azienda che vuole realizzarlo, anche a discapito dell’impatto ambientale sui terreni"

Cia Ferrara: “Stop all’impianto per la lavorazione dei fanghi di depurazione a Portomaggiore”

di Redazione | 2 min

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Cia–Agricoltori Italiani Ferrara condivide le preoccupazioni del comitato “No Fanghi” Portomaggiore-Argenta, che sta portando avanti una battaglia per impedire la realizzazione di un impianto per la produzione di fertilizzanti da fanghi di depurazione, in località Portoverrara di Portomaggiore. Nelle ultime settimane l’associazione ha valutato attentamente il progetto e ha deciso di chiedere che l’iter sia fermato, appellandosi a un principio di precauzione già invocato nei mesi scorsi.

“Un territorio fortemente vocato alle produzioni agricole di pregio – ha spiegato Gianfranco Tomasoni, allevatore di Bando di Argenta e membro di giunta di Cia Ferrara – non può vedere compromessa la propria immagine a causa di un insediamento industriale certamente non strategico, che rischierebbe di alterare la percezione dei consumatori sulle nostre eccellenze agricole. Penso, ad esempio alle diverse varietà di pere, l’Abate in primis, che vengono esportate in tutto il mondo, agli asparagi e al cocomero, solo per citare alcune produzioni del territorio. Il mondo agricolo si confronta quotidianamente con la sfida della sicurezza alimentare e dobbiamo garantire che i prodotti dei campi abbiano standard qualitativi assoluti. La costruzione dell’impianto, inoltre, causerebbe dei seri problemi alla viabilità – sono stimati infatti 5.704 mezzi/anno nel periodo di maggior attività e di 832 mezzi/anno nel periodo di minore attività – su strade già dissestate per la scarsa manutenzione, e avrebbe un effetto negativo sull’ecoturismo, provocando un generale disagio per l’economia, le aziende e i cittadini”.

“Una cosa che ci ha fatto davvero arrabbiare, leggendo la richiesta di costruzione dell’impianto – continua Tomasoni – sono le motivazioni che hanno spinto l’azienda a scegliere proprio il nostro territorio. L’hanno definito “banalizzato”, “fortemente atropizzato”, “senza alcun elemento naturale di pregio o eccellenza”. Un luogo, dunque, sul quale realizzare qualunque cosa a discapito dell’ambiente. Tanto è banale. L’azienda, però, sembra dimenticare completamente che siamo a ridosso del Parco del Delta, un luogo dichiarato Patrimonio Mab (Man and the Biosphere), proprio per il suo grande valore ambientale. E negli anni si è cercato di valorizzarlo attraverso un turismo “lento”, che prevede la fruizione delle zone rurali per osservare la natura e magari degustare una delle nostre produzioni agroalimentari d’eccellenza”.

“Qui – conclude Tomasoni – di “banale” non c’è proprio nulla. Il lavoro delle aziende agricole non è banale e nemmeno le esigenze dei residenti. Speriamo che la realizzazione di questo impianto venga bloccato, per il bene di tutti coloro che vivono e amano il loro territorio e per le filiere agroalimentari, le uniche in grado di garantire occupazione e sviluppo”.

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