Politica
8 Marzo 2019
Stefania Menegatti, presidente di Federfarma, lancia un appello alla Regione per una maggiore collaborazione tra pubblico e privato

L’accentramento della sanità colpisce le farmacie rurali: “Ma siamo l’unico presidio sanitario nei paesi”

di Redazione | 3 min

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Se la sanità pubblica ‘sgambetta’ le farmacie private, a rimetterci sono soprattutto i cittadini. È questo il senso dell’appello lanciato dalla presidente provinciale di Federfarma Stefania Menegatti, titolare di una farmacia a Francolino, che insieme al suo sindacato sta portando avanti una battaglia in Regione per far sì che le farmacie non vengano estromesse da quello che dovrebbe essere uno dei suoi principali servizi: la distribuzione di farmaci per i malati cronici. Un servizio che però in Emilia-Romagna e nelle Marche, in virtù delle politiche sanitarie regionali, è venuto in parte a mancare, creando così un vuoto sia a livello di servizi sanitari locali sia nei bilanci delle farmacie, alcune delle quali si trovano di fronte a sempre maggiori difficoltà economiche.

“Il problema fondamentale riguarda la distribuzione diretta dei farmaci per le malattie croniche – spiega Menegatti -, con i cittadini che vengono mandati a ritirarli nei grandi centri (all’ospedale di Cona e all’Ausl in corso Giovecca, ndr), bypassand le farmacie. È un problema soprattutto per le farmacie rurali, quelle nei centri con meno di tremila abitanti, dove ci sono meno servizi e trasporti pubblici e l’età media spesso è alta, quindi spostarsi può essere difficile. Le farmacie soprattutto nei piccoli Comuni sono sempre state una sorta di ‘front office’ per il sistema sanitario, perchè conoscono i cittadini, possono fornire consulenze, consigli e indicazioni su come assumere i farmaci, perchè questo è il nostro lavoro ed è la materia che abbiamo studiato nei corsi all’università. Quindi al di là della questione dei nostri bilanci, la crisi in cui versano molte farmacie è un problema soprattutto per i cittadini”.

L’accentramento del servizio di distribuzione dei farmaci porta in effetti a un corollario paradossale per le farmacie, che si ritrovano a concentrare la propria attività non più sui farmaci per le malattie croniche, ma ad attività ‘di contorno’ come la vendita di prodotti da para-farmacia o per il benessere personale. “Ma non puoi vivere di corollari se non puoi più fare il tuo servizio primario”, afferma Menegatti, che spiega che la battaglia che sta portando avanti Federfarma non vuole ostacolare le linee guida regionali, ma fare in modo che vengano realizzate senza disagi. “L’accentramento porta sicuramente a un risparmio per l’ente pubblico e noi non siamo contrari a questo – spiega la farmacista -. Quello che vorremmo far capire alla Regione è che proprio l’aiuto delle farmacie può aiutare a ottimizzare ulteriormente i costi e a mantenere la capillarità del servizio. Chi si reca a Cona da località molto distanti deve affrontare spostamenti lunghi, con costi a carico, per poi dover affrontare code agli sportelli, e questo rappresenta anche un costo sociale per i cittadini. Le farmacie possono essere la prima interfaccia coi cittadini, come già avviene con il sistema Cup per la prenotazione delle visite specialistiche”.

Menegatti spiega che l’appello è quantomai urgente: allo stato attuale infatti su 114 farmacie private in provincia, 67 sono ubicate in centri con meno di tremila abitanti e 14 di queste hanno fatturati che sono scesi fino a 150mila euro: “Una cifra che per una farmacia è ai limiti della sopravvivenza. Ma ricordiamoci che le farmacie sono il primo presidio sanitario sul territorio, come si è visto durante il terremoto del 2012: quando Mirabello e in altri paesi affrontavano i momenti più critici, le farmacie hanno svolto un ruolo fondamentale”.

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