Politica
3 Marzo 2019
Centinaia di persone per la presentazione del suo libro. "Sull'immigrazione preferisco perdere voti che la faccia. Il referendum? Lo rifarei subito". Poi la profezia: "Nei prossimi mesi si sgonfierà il palloncino populista"

Per Renzi bagno di folla: “Questa non è la fine della storia”

di Redazione | 4 min

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“Questo libro si basa su una promessa, quella che questa non sia la fine della storia”. È così che Luigi Marattin introduce Matteo Renzi, in carne ed ossa e in versione brossura, sabato pomeriggio a Palazzo della Racchetta per la presentazione — davanti a diverse centinaia di persone giubilanti — di ‘Un’altra strada’, il suo ultimo libro sulle “idee per l’Italia di domani” contenente anche diversi aneddoti sulla sua esperienza di governo, proprio il giorno prima delle primarie del Partito Democratico che sceglieranno il segretario di partito che gli succederà, se si esclude la segreteria solo reggente di Martina, a Ferrara in giornata pure lui.

“Faccio questo giro per stare in mezzo alle persone, ed è fondamentale perché è un bagno di realtà che mi rimette al mondo, tanto più che alla fine non vi devo chiedere il voto”, dice in prima battuta l’ex premier che poi spiega come la necessità più importante sia “la battaglia educativa e culturale contro chi guida un Paese e lo sta distruggendo” e riprende quanto scritto nella stessa mattinata nella sua newsletter, ovvero che le primarie non si faranno contro di lui ma contro Salvini e Di Maio, e che non ci sarà nessuna guerriglia post-elezioni “come quella che ho subito io perché non ripago con la stessa moneta”. L’importante, del resto, “è che tutti e tre i candidati hanno detto no ad un accordo con i 5 Stelle”.

Il prosieguo del racconto di Renzi è una sua analisi del governo attuale “che instilla paura nel futuro perché paga meglio” spaziando dall’Europa alle infrastrutture, dal reddito di cittadinanza alle restituzioni dei 5 Stelle, dal bambino di Foligno al famigerato referendum costituzionale.

“Quelli che predicano il nazionalismo non si rendono conto che è l’Europa stessa che ha bisogno di essere cambiata”, attacca Renzi che poi cita “il Paese che parla di intelligenza artificiale e ha Toninelli ministro delle infrastrutture o il ministro del sud che dice che il Pil cresce col caldo” e poi attacca il reddito di cittadinanza in un ottica di ‘lavoro contro assistenzialismo’: “Il reddito costringe le persone ad inchinarsi davanti a politici, burocrati e navigator, dicendo sostanzialmente ai giovani — mentre il mondo cambia e dobbiamo aprirci a nuovi orizzonti — che non c’è bisogno di studiare”.

Segue la citazione di un video-profezia di Casaleggio secondo il quale “nel futuro si lavorerà solo per l’1% del tempo”: “Questo è il racconto di chi vuole terrorizzare sul futuro, ci saranno nuovi modi e spazi per trovare lavoro, nuovi orizzonti per creare occupazione”, dice l’ex premier che poi rivendica il non essere contro “i poveri” citando tutte le misure prese “a sostegno degli ultimi” perché “nessuno più di noi ha valorizzato questi temi, ma gli ultimi non li aiuti rendendoli schiavi di un sussidio”. Del resto, “non è possibile che con noi e le riforme il Pil sia tornato a crescere e poi arrivano loro e si torna in recessione. Con noi non c’era Toninelli che bloccava i cantieri”.

Davanti a una sala piena in cui trovano posto anche Piero Giubelli, Luigi Marattin, Paolo Calvano, Luigi Vitellio e altri dirigenti dem come Eric Zaghini Renzi poi si interroga su cosa sia successo “a questo Paese per diventare razzisti”. La risposta? “Paura e odio dell’altro sono il frutto delle politiche populiste, e Lega e 5 Stelle hanno tratti identici: ti fanno credere che il futuro sia terribile e grigio. Se non partiamo dal presupposto che il mondo sia migliore di com’era prima viviamo in una paura costante, ma sostenere il contrario paga meglio. Per questo bisogna riportare la fiducia nel futuro”.

Salvini l’uomo però non è un problema: “Cambia idea su tutto: nel 2006 tifava Francia perché la Padania non era Italia e cantava i cori contro i napoletani. Ora va ad Afragola a farsi fare il baciamano. Tra dieci anni forse lo troviamo a fare il volontario sulle navi delle Ong a chiedere di aprire i porti. Il vero problema è il salvinismo”.

Non manca l’autocritica sulla gestione dell’immigrazione, ma il problema più grande è stato “smettere di raccontare la nostra visione di futuro. A Ellis Island ci sono i nomi di 247 Salvini, il 248esimo purtroppo è rimasto qui. Anche qui c’erano i cartelli come a Torino con scritto ‘Non si affitta ai terroni’, poi vent’anni fa erano gli albanesi: il problema migratorio c’è sempre”. E non avremmo ancora visto niente: “La Nigeria”, continua Renzi, “diventerà il terzo Paese al mondo per popolazione: se non li aiutiamo davvero a casa loro saremo invasi per davvero”. Comunque, sul tema, “preferisco perdere voti piuttosto che la faccia davanti ai miei figli”, spiega Renzi mentre contrattacca anche sulla sicurezza: “Negli stessi giorni di Pamela c’era Jessica, ma di lei non si parla perché era stata uccisa da un tranviere di Milano”.

Il referendum, poi, “lo rifarei subito perché serviva all’Italia”, mentre sui genitori “aspetteremo le sentenze con fiducia nella giustizia e nella magistratura. Fin qui ci sono due condanne: a Travaglio per diffamazione, inizi a pagare ciò che deve”. “Nei prossimi mesi”, conclude l’ex premier, “vedremo sgonfiarsi il palloncino populista, anche perché la Lega non può fare la fidanzata di tutti. Io continuerò a fare il senatore”.

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