Politica
24 Febbraio 2019
Le associazioni chiedono Taser e verifica degli affitti in una sala piena. Zaramella: "Ho venduto casa dopo due anni per 13 mila euro, i sacrifici di una vita non contano". Ferretti: "Nel 2018 363 episodi criminosi solo fino ad agosto. Gli italiani erano 13, le reazioni violente agli arresti 170"

Balboni si confronta con le associazioni sulla Gad: “Controllate gli affitti e regolate l’uso del Taser”

di Redazione | 5 min

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Arrivano alla spicciolata i residenti della zona Gad all’evento, al quale erano state invitate le associazioni dei cittadini e i giornalisti che hanno coperto le vicende di quartiere, sulla sicurezza in Gad organizzato da Fratelli d’Italia nella sua sede elettorale di via Cassoli per chiedere una “tolleranza zero” nel corso di un pomeriggio “organizzato prima dei fatti di sabato scorso che hanno avuto un grande risalto per fare un approfondimento su quello che avremmo dovuto fare in vista delle elezioni, poi diventato ovviamente un evento di spessore diverso”. E così in via Cassoli sabato pomeriggio si stipano quelle che saranno quasi un centinaio di persone, alcune delle quali trovano posto solo fuori dove sono posizionati alcuni altoparlanti per diffondere i discorsi pronunciati dentro e le forze dell’ordine che tengono d’occhio la situazione.

“Questa è la mia segreteria, sono un residente della Gad”, ripete il senatore di FdI Alberto Balboni che poi ricorda come durante l’inaugurazione della sede “c’erano due spacciatori qui di fronte che non hanno interrotto il loro lavoro: così non  può andare avanti”. Balboni poi ripete le considerazioni sulle dichiarazioni di Tagliani sul decreto sicurezza — “c’entra come i marziani, si trattava di 50-60 malviventi che avevano i fogli di via in tasca” —, sulla polizia — “a causa delle leggi che ci sono li hanno fronteggiati senza intervenire: così nella loro testa scatta la considerazione di poter fare quello che vogliono, serve un cambio di mentalità” — e sul non essere contro l’integrazione di per sé: “Chi dice che non basta la repressione ha ragione, in una società normale non si dovrebbe arrivare alla repressione”, quanto piuttosto al controllo preventivo di chi arriva, cosa impossibile perché “il decreto flussi non funziona da tempo e arriva solo chi non ha diritto”.

Dopo aver chiesto maggiori agenti “per fare un lavoro anche di intelligence a cominciare dal capire di chi sono ospiti, perché a noi danno più fastidio gli spacciatori della polizia”, Balboni lascia la parola agli ospiti. E la percezione, si tratti di puri cittadini che intervengono, dei giornalisti che moderano il dibattito o dei rappresentanti delle associazioni presenti in Gad, la sensazione di tutti è che le risposte le dovrebbe dare la politica, e invece non l’ha fatto. Anzi, l’amministrazione comunale viene ripetutamente chiamata in causa per non aver agito in tempo e trovandosi ora impotente, ma comunque sorda, alle richieste di chi in Gad ci vive.

“Se ci fosse Flaiano direbe che la situazione è grave ma non seria. Grave perché l’abbiamo visto sabato, e non seria perché il problema non viene affrontato con le decisioni e l’autorevolezza che servono”, dice Marcello Pulidori della Nuova Ferrara che in Gad ci ha “passato giornate intere, pomeriggi e notti trovandomi spesso in difficoltà” per scrivere il suo volume ‘Nero Gad’ che “senza il contributo delle forze dell’ordine sarebbe stato difficile da scrivere. L’Italia è fragile da un punto di vista sociale: chi si vede scavalcato non sorride e ha sentimenti sfavorevoli nei confronti dello Stato e del Comune che lo rappresenta”.

“Nel 2014 dichiarai che la situazione in Gad era esplosiva. Il prefetto ci disse che caricavamo di apprensione una situazione gestibile, e questo è sempre successo da quando cominciammo a segnalare cosa accadeva sette anni fa”, dice Giuliano Zanotti di Residenti Gad, per il quale “questo preparato per pagnotte è lievitato fino a questo punto. Il problema non sono stati i cassonetti rovesciati, ma la sensazione che fosse stata vera la voce che girava di una vittima la mobilitazione era già pronta. L’impunità che ostentano è colpa della mancanza di attenzione dell’amministrazione: viaggiamo su due linee parallele. Ad esempio viene tutelata la logica dell’ipermercato a scapito del piccolo commercio che però qui sarebbe stato presente 365 giorni l’anno”. Idee queste condivise da Graziano Cardi di Comitato Via Battisti, per il quale “non ci sono rimedi oltre al votare meglio” e Giovanni Bagni del Comitato Zona Stadio che ricorda come “anche stamattina degli agenti sono stati presi a calci per eludere un controllo. È la politica che deve risolvere i problemi, non le associazioni, dotando le forze dell’ordine dei requisiti per intervenire. Se un giorno sono in carcere perché sono stati presi e quello dopo sono sulle stesse panchine da cittadino mi indigno”.

Roberto Zaramella del Comitato 2013 racconta invece senza fronzoli la sua storia: da due anni aveva messo in vendita il suo appartamento al grattacielo dove non dormiva perché le figlie erano spaventate dal lasciarlo tornare a casa di sera in quella zona. “Ho aspettato due anni per vendere un appartamento ammobiliato e con l’aria condizionata a 13mila euro. È una vendita? Come stareste se vi dicessero che i sacrifici di una vita non contano niente? Io non sono andato al casinò”. Subito dopo respinge le ipotesi di razzismo ancora prima che nascano: “Chi mi ha stimolato a fare queste battaglie sono gli stranieri che si sono integrati. Al grattacielo abbiamo badanti ucraine, cinesi con i laboratori che sono brave persone e sono le prime che hanno firmato le raccolte firme”.

A parlare poi è Raffaele Ferretti di Gad Sicura. “I cittadini devono avere risposte ma non possono sempre delegare”, dice, poi cita l’esempio di Elias, che dalla Tanzania ha aperto un ostello a pochi metri, e svela i risultati della sua rassegna stampa: “Nel 2017 ci sono stati 350 episodi criminosi. Nel 2018 invece siamo arrivati ad agosto e siamo a 363. Gli italiani fermati erano 13, oltre a 20 pregiudicati di passaggio. Il resto invece è avvenuto a causa di stranieri, in gran parte nigeriani”. E questo, insieme alle sprangate e ai colpi di machete, gli ha fatto pensare al suo programma elettorale ideale. I punti sono solo tre: controllare affitti e subaffitti per “vedere dove vanno”; verificare le occupazioni delle proprietà dismesse e applicare il regolamento di polizia urbana che prevede le recintazioni; permettere l’uso del Taser alle forze dell’ordine “perché ci sono state più di 170 reazioni violente agli arresti, e quando si picchiano tra di loro usano tecniche che si vedono negli eserciti”.

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