Economia e Lavoro
24 Febbraio 2019
Una città abbastanza ricca e il resto del territorio sempre più povero e spopolato. E' il quadro che emerge dai dati presentati all’iniziativa di Cgil, Cisl e Uil alla Camera di Commercio

Ferrara e la sua provincia: due realtà che viaggiano a velocità diverse

di Redazione | 3 min

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di Marcello Celeghini

Una città abbastanza ricca e una provincia per gran parte sempre più povera e spopolata. Questo è sostanzialmente il quadro che emerge dai dati presentati durante l’iniziativa pubblica, dal titolo ‘Tra realtà è narrazione: l’economia e la società nel Comune di Ferrara, cosa c’è e cosa serve’, organizzata dalle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil nella Sala conferenze della Camera di Commercio.

Dall’analisi presentata viene smentito chi pensa che sul piano economico e occupazionale il territorio ferrarese sia un’unica realtà: infatti, mentre la città viaggia a braccetto con gli altri capoluoghi della regione, con dati in alcuni casi anche migliori, la provincia fatica sempre più a garantire standard di vita in linea con il dato medio regionale. “Lo scorso anno – mostra Giuliano Guietti, presidente dell’Ires – gli occupati residenti nel Comune di Ferrara sono cresciuti del 4,8% (il dato medio regionale è +2,3%), mentre nel resto della provincia si è assistito ad un calo del 1,8%. I settori trainanti per la città sono quello commerciale, un dato molto alto inusuale per una città di medie dimensioni come Ferrara, e quello turistico che sta conquistando fette sempre più consistenti di mercato. Nel 2018 il tasso di occupazione della città era al 71,6%, più o meno lo stesso dato di Bologna, molto meglio della media regionale”.

Ancora più sorprendenti sono i dati sul reddito medio pro capite di Ferrara da una parte e la sua provincia dall’altra. Lo scorso anno il reddito medio pro capite del comune di Ferrara era di 18.435 euro, quello della provincia solo di 16.193 euro, la media regionale era di 17.183 euro e la media tra i capoluoghi di 18.127 euro. Ferrara città quindi supera sia il dato regionale sia il dato medio degli altri capoluoghi. “Questa diversità tra città e provincia – spiega il presidente della Camera di Commercio, Paolo Govoni – la si scorge anche tra i dati della demografia delle imprese: in città in questi anni sono rimaste stabili, in provincia invece perdono mediamente un punto percentuale all’anno. Vanno meglio le medie e le grandi, mentre fanno più fatica le piccole imprese”.

Anche la demografia del territorio evidenzia questa diversità. “Negli ultimi anni la popolazione di Ferrara è cresciuta leggermente grazie ad una immigrazione di persone da altri territori, persone che si trasferiscono nella nostra città per viverci e lavorarci; un dato che va a sopperire il saldo naturale negativo- rivela il sindaco Tiziano Tagliani-. Alcuni comuni della provincia in questi anni a causa dell’invecchiamento della popolazione, saldo naturale negativo ed emigrazione hanno perso anche il 10% della loro popolazione. Questo è un territorio però che in questi dieci anni è resistito a scossoni non indifferenti: crisi economica, terremoto, crac della Carife e taglio risorse alla Provincia. In questi anni la politica ha fatto un gioco di squadra eccezionale facendo capire ai possibili investitori che questo territorio era, nonostante tutto, un luogo meritevole di investimenti”.

I rappresentanti delle tre sigle sindacali vedono in questo gap economico tra città e provincia un dato molto preoccupante che determina disuguaglianze. “Occorre rivedere le strategie di sviluppo di questo territorio: non si possono avere zone spopolate senza una reale visione di rilancio e di sviluppo – sottolinea Cristiano Zagatti, segretario Cgil Ferrara -. La politica locale deve cercare di essere coesa e lungimirante”. A Zagatti fanno eco il segretario di Cisl Ferrara, Bruna Barberis, e il segretario di Uil Ferrara, Massimo Zanirato. “È necessario che la politica si faccia carico del problema sfruttando tutti i canali per ottenere finanziamenti per rilanciare il territorio. Servono anche investimenti sul potenziamento delle infrastrutture per colmare quel gap che dal dopoguerra abbiamo con il resto della regione: finora ci sono stati solo ritardi e rimpalli, il nostro auspicio e di vedere partire quanto prima i tanti cantieri che riguardano il nostro territorio”.

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