Paolo Pennini e Federico Soffritti
Paolo Pennini e Federico Soffritti, vicinissimi fino a poco tempo fa agli ambienti grillini, ora orientati verso la destra e forse anche per questo oggetto di critica da parte di Lorenzo Marcucci per come il M5S gli abbia dato visibilità non attendono molto per replicare stizziti al consigliere comunale.
“Ci irrita solo la affermazione di essere i signori nessuno pur avendo avuto a suo opinabile giudizio, una immeritata visibilità – scrivono i due -. Al consigliere possiamo solo dire che se il nostro lavoro e la nostra reputazione ha avuto più visibilità di lui è semplicemente perché è assai probabile che il nostro agire è stato maggiore del suo e riconosciuto dalla cittadinanza. Forse in tal senso dovrebbe farsi un esame di coscienza e chiedersi come mai due cittadini qualsiasi hanno più visibilità di lui. I fatti hanno sempre parlato più di mille sterili parole”.
I due affermano che nel loro lavoro per il M5S ci sono anche 34 emendamenti, 6 odg e la risoluzione al regolamento Tari “scritti dal dott. Pennini”, o “gli innumerevoli documenti su commercio (vedi la tassa di scopo) e turismo scritti da Soffritti e sempre da lui sostenuti favorevolmente (e sono una minima parte esemplificativa)”.
Pennini e Soffritti rivendicano poi il lavoro fatto con il comitato Mi Rifiuto per la ripubblicizzazione del servizio di raccolta dei rifiuti a cui il consigliere Marcucci non avrebbe fornito supporto, nonostante l’argomento “ci risulta essere una bandiera dei 5 stelle. Noi eravamo lì a battagliare da mesi, lui dove stava?”.
“Vogliamo ricordargli che essere arrivato in consiglio comunale con ben 24 preferenze non lo rende giudice del lavoro e del curriculum altrui, meritatamente riconosciuti dai cittadini per la presenza in strada con i banchetti e non solo, per mesi e mesi – attaccano ancora i due -. Prima di non riconoscere meriti che indegnamente sono stati riconosciuti a lui in quanto membro di un gruppo politico gli consigliamo di informarsi e nel caso, concedersi un onorevole silenzio.
Poi non si chieda perché il movimento qui a Ferrara è una frammentazione di gruppi e singoli individui che magari da tale irriconoscenza hanno dovuto scegliere altri percorsi per portare avanti gli interessi dei cittadini”.
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