L’unione fa la forza. Sembra questo il motto che ha indotto 213 imprese ferraresi (erano 144 a marzo 2018) ad aderire a uno degli oltre 2mila contratti di rete presenti in Italia al 31 gennaio di quest’anno nel Registro gestito dalle Camere di commercio. Come risulta dall’analisi effettuata dall’Osservatorio dell’economia, le reti d’impresa si stanno dimostrando una formula efficace per risolvere le difficoltà connesse alla ridotta dimensione delle imprese della provincia, puntando su una serie di obiettivi strategici: economie di scala, innovazione, internazionalizzazione. Ma anche sulla riconversione “verde” delle attività produttive.
In provincia, a scegliere la strada della collaborazione sono state, dal 2009 ad oggi, prevalentemente le piccole imprese. Rilevante, però la presenza delle medie imprese (che rappresentano più dell’8% degli aderenti), le quali – spiega la Camera di commercio – svolgono spesso un ruolo di “catalizzatore” e di traino. Fra i settori economici spetta ai Servizi (39%) il primato della collaborazione formalizzata tra imprese, a seguire i settori dell’Agricoltura e della Pesca (20%), delle Costruzioni (10%) e del Commercio (12%).
“La Camera di commercio – ha sottolineato il suo presidente, Paolo Govoni – ha fornito in questi anni insieme alle associazioni imprenditoriali un contributo sostanziale nel promuovere la cultura delle aggregazioni in reti di impresa, in pieno raccordo con Unioncamere e il Ministero dello Sviluppo economico. Con le associazioni – ha proseguito il presidente della Camera di commercio – abbiamo lavorato affinché si accelerassero i processi di rinnovamento già in atto, superando gli steccati delle ideologie, dei settori, delle dimensioni aziendali e incoraggiando la diffusione dei contratti di rete quali strumenti di rilancio organizzativo e competitivo”.
Le motivazioni strategiche che hanno spinto tante piccole e medie imprese della provincia a percorrere questa strada – evidenzia la Camera di commercio – sono numerose ma tutte frutto della volontà di avviare collaborazioni su programmi condivisi, monitorabili e verificabili: innovare, puntare sulla sostenibilità ambientale, ampliare o intercettare una nuova domanda, aprirsi ai mercati esteri, razionalizzare e rendere più efficienti i processi, migliorare la logistica. Tutto ciò grazie alla possibilità di mettere a fattor comune informazioni, competenze e know-how, pur mantenendo, al contempo, l‟autonomia imprenditoriale, elemento „culturalmente‟ ancora fondamentale per l’mprenditore. Ma non solo: più che semplici “sommatorie‟ dei singoli apporti di ciascuna impresa, le reti dimostrano di poter diventare vere piattaforme per lo sviluppo di ulteriori contenuti – basti pensare alle opportunità legate all‟e-business – o di un posizionamento più favorevole in alcuni ambiti, ad esempio in quello nel campo dell’approvvigionamento energetico.
Il punto di vista delle imprese. Una recente indagine condotta dalla Camera di commercio dimostra come le imprese riconoscano nella flessibilità il vero punto di forza dell‟istituto del contratto di rete. La flessibilità, in sostanza, sembra rappresentare una garanzia di mantenimento delle proprie autonomie e del proprio mercato, nonché una opportunità per creare una rete quanto più rispondente alle singole specificità degli attori, dei servizi/prodotti, del business che si vuole raggiungere. Le imprese segnalano, inoltre, la necessità di una più strutturata offerta di servizi di assistenza ex-post, ovvero di un supporto che non si limiti alle fasi preliminari rispetto alla stipula del contratto, ma che sia anche successivo e continuativo, che riguardi processi sia di carattere organizzativo (relativi ad esempio nella gestione del “funzionamento” della rete) che strategico, ad esempio in materia di internazionalizzazione della rete e di tutela dell’innovazione.
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