Economia e Lavoro
16 Febbraio 2019
L’associazione sollecita un intervento urgente per togliere la tassa che grava sui Consorzi di Bonifica

Imu sui manufatti idraulici. Cia si appella alla politica

di Redazione | 3 min

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“Una tassazione ingiusta, che non tiene conto di un sistema idrogeologico fragile e precario”. Cia – Agricoltori Italiani Ferrara chiede alla politica di intervenire per togliere l’Imu sui manufatti idraulici del territorio, pagati dai Consorzi di Bonifica. Un problema che dura da parecchi anni – iniziato nel 1993 quando la tassa si chiamava ancora Ici, poi divenuta Imu nel 2011 – e continua a rappresentare un’anomalia, perché queste strutture, come le idrovore, sono classificate come “opifici”, vere e proprie attività produttive, non come strutture che hanno un’importante utilità pubblica: quella di mantenere in sicurezza il territorio e le persone.

“La nuova Legge di Stabilità è stata approvata e abbiamo perso un’altra importante occasione per cambiare la norma che impone ai Consorzi di Bonifica il pagamento dell’Imu sui manufatti idraulici – spiega Massimo Piva, vicepresidente di Cia – Agricoltori Italiani Ferrara. Nessuno si è impegnato per mettere fine a questo paradosso, anzi i politici sembrano avere la memoria corta sugli effetti devastanti provocate da alluvioni e allagamenti negli ultimi anni. Ma gli agricoltori e i cittadini hanno ben presente le campagne allagate di Argenta e Comacchio nel 2008, 2009, 2010 e nel 2015, quando finirono sott’acqua migliaia di ettari di terra da Copparo a Codigoro, mettendo a rischio l’incolumità delle persone.

“Per evitare o limitare questi danni – continua Piva – serve un costante monitoraggio, manufatti idraulici al massimo dell’efficienza, interventi per migliorare e ampliare l’intero sistema idraulico, da programmare nei prossimi anni”. Tutto a carico dei Consorzi di Bonifica che, grazie al contributo corrisposto proporzionalmente da tutte le imprese e i cittadini, svolgono un ruolo fondamentale, considerando che gestiscono oltre 4.000 chilometri di canali, circa 170 impianti idrovori ma anche prese, paratoie, chiaviche, casse di espansione e molti altri manufatti.

E cosa si continua a fare, invece? “A considerare le idrovore come “attività produttive” e a tassarle, senza considerare che sono proprio loro, insieme alle altre strutture, a mantenere in sicurezza il territorio. Soldi che vengono letteralmente sottratti agli investimenti per migliorare lo stato delle opere idrauliche”. C’è poi la ricaduta su tutta la popolazione, che “vede costantemente aumentare i costi di bonifica e finirà per trovarsi a pagare oneri maggiori per una rete obsoleta, che fatica a mantenere il nostro prezioso equilibrio idrogeologico”.

“Questa situazione – conclude il vicepresidente Cia Ferrara – non può continuare e come associazione facciamo un appello urgente perché, come peraltro è successo a Rovigo, un territorio prossimale e simile a quello ferrarese, i manufatti che servono per garantire la sicurezza di cose e persone vengano considerati beni di pubblica utilità. Ci sembra un passaggio doveroso, anche per consentire ai Consorzi di Bonifica di svolgere pienamente il proprio ruolo di tutela, salvaguardia e gestione delle acque”.

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