di Simone Pesci
Il sogno di qualsiasi città, Ferrara compresa, è rendersi accessibile a tutta la popolazione, disabili in primis. Dalle parti di piazza Municipale, di concerto con il Comitato Ferrarese Area Disabili, e con l’ausilio di un super software, questo lavoro è già iniziato.
Si tratta di una vera e propria mappatura della città a cura del tecnico Leris Fantini e dei suoi collaboratori, i quali analizzando scrupolosamente ogni via della città sono stati chiamati a rilevare le criticità andando sostanzialmente ad aggiornare il Peba – Piano comunale di Eliminazione delle Barriere Architettoniche -, passato da cartaceo ad elettronico.
Con doverosa minuzia, i tecnici negli ultimi tre mesi hanno lavorato sul campo, osservando l’altezza dei marciapiedi, la collocazione degli stalli riservati ai disabili, la predisposizione dei cassonetti per i rifiuti e così via.
“Ora continua la rilevazione fuori dalle mura” asserisce l’assessore ai Lavori pubblici Aldo Modonesi, facendo intendere che, almeno per quanto riguarda il centro storico, il lavoro di mappatura è stato completato. Il costituendo nuovo Peba – finora sono state redatte circa 2400 schede, complete di consigli su come intervenire per cancellare le criticità e il relativo costo -, secondo Modonesi si inserisce pienamente nel solco dell’impegno “di rendere la città accessibile a tutti”.
“Sono circa una ottantina le criticità che si ripetono” svela Fausto Bertoncelli, dell’Ufficio comunale Benessere Ambientale, entrando nel merito del Peba: “Ci siamo dati priorità sui rilievi. Quello che interessa è capire come intervenire, ad esempio, in caso del rifacimento di una strada. Il software detta le soluzioni, ma molte criticità potrebbero essere risolte con interventi di manutenzione ordinaria”.
“Quando si parla di barriere è una questione tecnica, culturale e politica” sostiene il portavoce del Comitato ferrarese area disabili Carlos Dana, spiegando che “lo scopo finale dello strumento è riuscire ad abbattere le barriere esistenti, per far sì che si comincino a creare luoghi realmente inclusivi”.
Ma è anche uno strumento che può giocare d’anticipo, precisa il dirigente comunale del settore opere pubbliche e mobilità Luca Capozzi, perchè “è una guida fondamentale per far sì che già all’inizio di una progettazione si cerchino di realizzare cose senza barriere”.
Il tecnico Leris Fantini, dopo i primi mesi di lavoro è comunque in grado di elogiare Ferrara: “Abbiamo trovato una situazione già predisposta all’accessibilità, si vede che c’è stata attenzione in questo senso”. Basti pensare, con le dovute proporzioni, che se nel centro di Ferrara “sono state evidenziati 2400 elementi di criticità”, nel centro di Brescia se ne contano “circa 6500”.
Al termine del maxi-lavoro, che dovrebbe finire entro maggio con la mappatura delle zone fuori dalle mura, il software sarà anche in grado di mettere in fila gli interventi, per ordine di priorità. Insomma, Ferrara vuole essere a misura d’uomo più di quanto non lo sia ora. E Dana può garantire: “Rispetto ad anni fa si vedono in giro più disabili. Non perché siano aumentati, ma perché il centro è più accessibile. Significa che i disabili hanno maggiore autonomia ed è segno di una grandissima civiltà”.
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