Politica
31 Gennaio 2019
Molti giovani all'incontro di Rete Controvento. Per il sindaco una "causa di lotta" può spremere la giustizia amministrativa prima che intervenga la Corte Costituzionale per fermare alcuni effetti del decreto

Quello di Salvini diventa “decreto insicurezza”. Tagliani: “Incostituzionale, valutare un ricorso politico al Tar”

di Redazione | 5 min

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Viene definito “decreto dell’insicurezzza“, una “legislazione che vuole mostrare un pugno duro anche senza produrre effetti concreti”, semplicemente “incostituzionale” quando non direttamente grottesco o peggio “ridicolo”.

Parliamo del provvedimento legislativo fortemente voluto dal ministro dell’interno Matteo Salvini e convertito in legge agli sgoccioli del 2018 durante un confronto tenutosi ieri (mercoledì 30) pomeriggio a Wunderkammer organizzato dalla ‘Rete Cambiavento’ al quale ha partecipato anche il sindaco Tiziano Tagliani e che, nonostante la pioggia battente, ha visto accorrere un centinaio di persone, in maggioranza giovani.

Il primo a dare un’interpretazione della legislazione è l’avvocato Massimo Cipolla, che interviene per primo a dare una lettura molto tecnica del provvedimento “che è il prosieguo di un cammino che aveva già segnato un cambio di passo”. Innanzitutto, “togliere il permesso di soggiorno per motivi umanitari significa rendere impossibile l’arrivo a chi proviene da Paesi dove magari la guerra non c’è ma dove si passa con un colpo di Stato da una dittatura all’altra e i regimi sono in costante cambiamento”.

Un comportamento però assolutamente incostituzionale perché la Carta “riconosce l’asilo dove non si possono esercitare i diritti politici”, senza contare il “travaso di adempimenti dalle commissioni territoriali e dai giudici al questore”. Chi non è protetto dalla protezione umanitaria o sussidiaria, quindi, è fuori dai sistemi di accoglienza.

Scelte che, secondo Adam Atik di Cittadini del Mondo, “fanno soffrire le persone, perché vediamo gli effetti di questa legge ogni giorno. Vediamo tolti tanti diritti di cui capiamo l’importanza una volta che non li abbiamo più”, al punto che per difenderli l’associazione si sta preparando ad aprire uno sportello “per chi ha bisogno di aiuto con le pratiche legali e burocratiche, anche banalmente per il permesso di soggiorno”.

Di pura “angheria” parla invece Aurora D’Agostino, avvocato anche lei e socia dell’Associazione Contro gli Abusi delle Divise. E l’angheria consiste nei piccoli dettagli della legge che comportano grandi conseguenze, come il fatto che “il permesso di soggiorno ai fini di asilo è valido come documento di riconoscimento ma non per l’iscrizione all’anagrafe”.

All’atto pratico non cambia niente, “anche perché per evitare l’incostituzionalità manifesta nella legge si dice che per l’iscrizione al servizio sanitario nazionale non serve la residenza, e non avere la carta d’identità non è impeditivo in sé della scelta del medico o della ricerca di lavoro, ma questo causa discussioni con ogni funzionario che deve accettare le domande e diventa una discriminazione importante insieme all’estensione del tempo di attesa per i certificati di residenza ai fini dell’ottenimento della cittadinanza fino a sei mesi”.

Senza contare poi come “anche da un punto di vista della sicurezza non ha senso: alle amministrazioni locali fa comodo sapere chi c’è sul territorio”.

Non solo: “Nel decreto sicurezza”, continua D’Agostino, “vengono reintrodotti come reati il blocco stradale, oggetto dell’intervento della Corte Costituzionale in quanto tipico delle manifestazioni operarie e appendice all’espressione de pensiero sindacale che era stato ‘declassato’ a sanzione amministrativa e ora torna nel codice penale nonostante lo facciano gli italiani come a Gorino, e l’invasione di terreni ed edifici che vede anche l’introduzione di pene più severe per i promotori”.

Per l’avvocato si tratta di “tipici reati sociali, che sono stati sempre trattati come ‘reato-non reato’, ovvero condotte non lecite ma non gravi e spesso giustificate o giustificabili. A occupare spesso sono quegli italiani sotto la soglia di povertà di cui parla spesso il ministro, non espressione della criminalità organizzata e per le quali però sono autorizzate le intercettazioni telefoniche”. Il tutto mentre alle mafie arriva un regalo, ovvero “il permesso di vendere all’asta ai privati i beni confiscati alla mafia. Non c’è bisogno di spiegare il perché questo sia un favore alla criminalità organizzata”.

“Questo è un decreto di insicurezza con alla base un disegno politico incostituzionale, nel quale (per via del taglio dei fondi all’accoglienza e delle conseguenti economie di scala, ndr) verranno premiate le grandi concentrazioni penalizzando le piccole distribuzioni di migranti sui territori che negli anni hanno trovato solidarietà ed accoglienza: si mette mano alle realtà che nei territorio dove insistono non causano problemi”, è invece il riassunto del provvedimento che fa il primo cittadino Tiziano Tagliani.

“Si premia l’insicurezza, si scateneranno reazioni in quelle comunità perché si verranno a creare situazioni di rischio, e da lì si scateneranno reazioni nelle città perché quello è il disegno”, continua Tagliani che poi fa un esempio pratico dell’implementazione della legge con la mancata iscrizione all’anagrafe: “Senza una carta d’identità il vero problema è che non si riescono a riempire molti moduli informatici. Non sono abrogate le norme che consentono di godere dei diritti, ma gli stipendi si possono pagare solo su un conto corrente: provate ad aprirlo senza una carta d’identità e con un codice fiscale che già prima dava problemi in quanto solo numerico anziché alfanumerico”.

Questo è un aspetto dei tanti di una normativa “che è intriscamente incostituzionale”. E, secondo il sindaco, anche “scritta molto male, perché prima l’uscita di una persona da una residenza comportava l’uscita automatica dalla residenza, mentre ora si passa ad un regime ordinario dove andranno compiuti diversi accertamenti che a Ferrara possono durare alcuni mesi”.

Tutte cose, secondo Tagliani, “con le quali dovremo convivere fino a quando la Corte Costituzionale non metta la parola fine su questa realtà che carica gli organi periferici dello Stato di attività per le quali non sono preparati. Ecco che forse allora, in un sistema che va in tilt da solo, prima dell’intervento della Corte Costituzionale un intervento pilotato di una causa di lotta, con l’accompagnamento politico che serve a questo, può essere un elemento per il quale il Tar su una sospensiva veloce avrebbe dei filtri diversi”.

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