Economia e Lavoro
26 Gennaio 2019
A rischio le colture e l'irrigazione per la stagione primaverile-estiva

Agricoltura. Il grido della Cia: “Siccità stato di calamità permanente”

di Redazione | 3 min

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Operaio con 10 chili di hashish in auto, oltre quattro anni e mezzo di pena

Il gup Carlo Negri del tribunale di Ferrara ha inflitto - dietro rito abbreviato - 4 anni e 8 mesi di pena, oltre che 20.000 euro di multa, all'operaio di 51 anni, originario di Portomaggiore, arrestato lo scorso ottobre dai carabinieri di Bologna Centro dopo essere stato trovato in possesso di 10 chili di hashish e 156 grammi di cocaina.

“Non piove in maniera consistente da diversi mesi, il livello del fiume Po è ampiamente sotto lo zero idrometrico e manca la neve sul nostro Appennino. In poche parole siamo in una situazione di grave siccità, perché è in inverno che, come sappiamo, si fa scorta e si riempiono le falde. Si raccoglie, insomma, per il periodo successivo che richiederà una grande capacità irrigua. La siccità ormai non è più un’emergenza, ma uno “stato di calamità” permanente per le aziende agricole” – spiega Stefano Calderoni, presidente provinciale di Cia – Agricoltori Italiani Ferrara.

Secondo i tecnici dell’associazione, che stanno monitorando attentamente la situazione delle principali colture, se non arriveranno piogge consistenti, le aziende agricole rischieranno di non riuscire a irrigare in maniera capillare la prossima primavera-estate, stagioni che peraltro negli ultimi anni, sempre a causa di quello che è il nostro “nuovo clima”, sono state calde e siccitose.

“Le previsioni di Arpae – continua Calderoni – che ha applicato i modelli climatici globali alla nostra Regione, indicano che le temperature medie sono destinate ad aumentare ancora, in quale misura dipenderà da quanto gli Stati si impegneranno per diminuire le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. E attualmente il loro impegno apparare alquanto modesto e frammentario. Inoltre, appare ormai una tendenza certa il concentrarsi delle precipitazioni in alcuni periodi, in particolare in autunno, seguiti da mesi senza precipitazioni. E il futuro non sembra roseo: si stima che nel periodo 2021-2050 il trend di crescita delle temperature diventerà stabile e porterà ondate di calore diurne e notti tropicali, alternate a eventi di pioggia estremi. Modelli che parlano della necessità profonda di cambiamento.

In questo sistema, le risorse idriche sono talmente preziose che rappresentano, ormai, uno dei fattori di maggior incidenza sull’andamento colturale e reddituale delle aziende. Non soddisfare le necessità irrigue di mais, soia e produzioni ortofrutticole d’eccellenza può provocare danni inestimabili. Cosa fare? Innanzitutto vorrei che si uscisse, una volta per tutte, dalla logica dell’emergenza climatica, un termine che mi sembra utilizzato in senso troppo fatalistico, come se non si potesse fare nulla per intervenire. E in questo modo si sta alla finestra, o si dichiara lo stato di calamità chiedendo un risarcimento che, seppur fondamentale, non risolve un problema che è ormai strutturale. Dobbiamo scendere a patti con questo clima – conclude il presidente Cia – lavorando per non farci più sorprendere e chiedendo che vengano realizzate le opere idrauliche a lungo promesse – penso alla mai realizzata creazione di bacini idrici nel Delta del Po, che garantirebbe acqua dolce per irrigare i campi. E dobbiamo chiedere che la ricerca scientifica pubblica possa lavorare su piante ibride più resistenti, che possano affrontare meglio la siccità o l’eccesso di pioggia. Queste sono le nostre armi per continuare a fare agricoltura, nonostante il cambiamento climatico.”

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