Economia e Lavoro
24 Gennaio 2019
L’aiuto dell’Acri permetterà di sopravvivere tre anni, ma serve partner per fusione

Fondazione Carife agli sgoccioli

di Redazione | 3 min

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Riccardo Maiarelli

La Fondazione Carife continua nella ricerca di un’altra fondazione bancaria per arrivare a quella fusione che le permetterebbe di sopravvivere. È stato detto a chiare lettere ieri nel corso delle riunioni dell’assemblea dei soci e dell’organo di indirizzo, convocate per l’approvazione del Documento programmatico previsionale per l’esercizio 2019.

“Pur con le oggettive incognite di un futuro ancora tutto da scrivere – si legge nella nota di Palazzo Crema -, la Fondazione continuerà anche nel 2019 il percorso tracciato negli ultimi anni, come partner istituzionale per eventi, da organizzare a Spazio Crema, di stampo culturale, di divulgazione scientifica e di stimolo per il terzo settore”.

Ma gli occhi e le orecchie sono tutti puntati verso una agognata fusione, “unica possibilità per poter garantire continuità operativa all’ente”. Non basterà a lungo il salvagente offerto a fine anno dall’Acri Nazionale, che ha varato una iniziativa di sostegno in favore della fondazione ferrarese in grado di farla sopravvivere fino all’aggregazione con altra fondazione di origine bancaria.

I due milioni di euro dell’Acri dovrebbero consentire di far fronte ai costi operativi della struttura nell’arco del prossimo triennio.

Oltre a ciò va tenuto presente l’impegno della consulta Acri regionale, che ha deliberato di costituire un “Fondo di solidarietà” di cui una parte verrà destinata ad interventi a sostegno di realtà ferraresi impegnate del welfare, ovvero volte a garantire servizi a supporto di situazioni di particolare disagio e difficoltà.

Tornando alle riunioni, ieri assemblea e organo di indirizzo hanno provveduto – ognuno per le proprie competenze – a ricostituire integralmente gli organi istituzionali della Fondazione Carife. Operazione sollecitata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, pur nella consapevolezza che si dovrà a breve affrontare in maniera compiuta una riconfigurazione degli organi, a fronte della realtà ridimensionata della Fondazione e della necessità di avere un apparato istituzionale più snello. A questo fine è già stata istituita una commissione statuto, che avrà il compito di avanzare nelle prossime settimane delle proposte al consiglio di amministrazione in merito alle modifiche da apportare all’impianto statutario.

Intanto, a livello, operativo, l’assemblea ha eletto 20 nuovi componenti dell’Organo di Indirizzo: Alberti Alfredo, Artioli Angelo, Bergami Albano, Bertusi Patrizia, Cavalcoli Paolo, Crosara Roberto, Foscardi Luca, Giovannini Bianca Maria, Guzzinati Vanni, Lenzerini Giovanni, Ludergnani Matteo, Magnani Alberto, Maragno Raffaele, Massari Luca, Melloni Bruno, Piacentini Giorgio, Santini Leopoldo, Vertuani Gianluca, Zaganelli Sergio, Zucchi Gianluigi.

Anche l’organo di indirizzo è stato interessato da nuove elezioni, non prima però di aver preso atto del proprio nuovo componente, Roberto Giacomini, designato dal presidente di Ascom Confcommercio Ferrara.

L’organo di indirizzo ha quindi eletto tre nuovi componenti del consiglio di amministrazione, riconfermando il Franco Cazzola e indicando come nuovi membri Sergio Cesare Capatti e Gianni Guizzardi, anche essi già soci della Fondazione. Recentemente era anche scaduto il mandato di Salvatore Madonna, componente del collegio sindacale, che è rimasto in carica nell’esercizio della funzione in regime di proroga. L’organo di indirizzo ha quindi provveduto a reintegrare anche il collegio sindacale, confermando il sindaco uscente.

L’assemblea dei soci ha inoltre approvato il bilancio consuntivo 2017 e preventivo 2019 della Fondazione Conte Olao Gulinelli e ha preso atto dei bilanci al 31/12/2017 delle Fondazioni Magnoni Trotti, Lascito Niccolini e Fondazione Giuseppe Pianori.

Sul versante processuale la sentenza del Consiglio di Stato, pubblicata nei giorni scorsi, vede la Fondazione soccombente anche nel secondo grado di giudizio. La Fondazione aveva infatti impugnato la sentenza del Tar del Lazio con cui era stata rigettata l’istanza contro il decreto “Salvabanche”.

Le motivazioni mettono in evidenza che la normativa europea sul “bail-in” non avrebbe consentito una soluzione diversa rispetto al provvedimento di risoluzione adottato. Viene sottolineata la mancata autorizzazione da parte della Bce, dovuta all’interpretazione dell’intervento del Fitd mediante aumento di capitale come “aiuto di Stato”.

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