Comacchio
20 Gennaio 2019
Contestando il progetto di Sipro appoggiato da Comune e Parco del Delta, l'ex presidente attacca ancora il sindaco di Comacchio: "Lasci al più presto, connubio di ruoli insopportabile".

Ex Zuccherificio, Zago sollecita le dimissioni di Fabbri da presidente del Parco

di Redazione | 3 min

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Valter Zago

di Giuseppe Malatesta

Comacchio. Valter Zago a tutto campo nella replica al sindaco Marco Fabbri, che prende il là dalla questione più attuale della rinaturalizzazione dell’Ex Zuccherificio e prosegue con un’analisi sulle sorti del Parco del Delta (di cui Zago è ex presidente) che chiama in causa pure l’operato della direttrice Maria Pia Pagliarusco. “Per il bene di Comacchio e del Delta, e soprattutto per il suo onere di pubblico amministratore, Fabbri si dimetta al più presto da presidente del Parco, senza ulteriori indugi” scrive Zago in chiusura di una lunga lettera.

Alla richiesta di dimissioni quest’ultimo arriva riprendendo le fila del progetto che Sipro, Comune e Parco vorrebbero realizzato nell’area dismessa dell’ex Zuccherificio cittadino, un progetto che secondo Zago certifica “il fallimento clamoroso dell’Idrovia padano-veneta”. Riavvolgendo il nastro del tempo, l’ex presidente del Parco ricorda come “il Comune di Comacchio aveva in passato scommesso molto su tale grande opera e, tempestivamente, andò a prevedere nel suo nuovo Piano regolatore la trasformazione delle vasche dell’ex zuccherificio in darsena commerciale. Pochi anni dopo emersero i primi dubbi, (come ben testimonia un video di Sipro del 2006) e furono proposti due scenari: uno portuale e l’altro terziario, curvato sul turismo, con tanto di campo da golf, come illustrato sempre da Sipro in un altro documento“.

“Le attuali norme di attuazione del Piano del Parco – fa notare poi Zago – ammettono in quell’area l’insediamento di servizi alla navigazione interna, vietano l’alterazione del profilo del terreno” e di conseguenza l’apporto dei 250mila metri cubi di terreni “già inquinati e poi bonificati provenienti in teoria da qualsiasi luogo del Pianeta”. Secondo Zago, per favorire gli interventi di rinaturalizzazione si potrebbero prendere ad esempio quelli operati nelle valli di Cona e Verdone (sempre nel comacchiese, ndr) negli anni Ottanta: “una ben riuscita sperimentazione di ingegneria ambientale sotto la guida della Lipu e della consorella inglese Rspb, con la costruzione di dossi di nuova concezione, controllo dei livelli idrici e realizzazione di punti di osservazione attrezzati”.

In base a quanto proposto ultimamente invece, “Sipro vuole diventare maestra nella promozione dell’arte del riciclo: ben venga, ma c’è luogo e luogo dove esercitare tale innovativa modalità di business. Il Delta e Comacchio hanno già scriteriatamente dato. Stop quindi a nuove avventure, tipo la ‘Fabbrica delle Polveri’. Si promuova la ‘nuova idea di Delta’: questo dovrebbe essere innanzitutto il mestiere del Parco, ma il condizionale, fino a prova contraria, è d’obbligo”.

Ed a proposito di Parco, l’ex presidente chiama in causa l’attuale direttrice Maria Pia Pagliarusco quando, contestando “la sicumera con cui Fabbri liquida le mie considerazioni”, afferma che “sotto il naso di Fabbri passa ben di peggio: come la richiesta (poi reiterata) della direttrice, indirizzata al dirigente comunale di Comacchio, di variare proprio il Piano di Stazione Centro-Storico in relazione al progetto della ‘Fabbrica delle Polveri’, quando invece il potere di farlo spetta ad altri e non a lei”.

“Che la direttrice, mossa da eccesso di zelo, abbia voluto evitare che il suo presidente si venisse a trovare nell’imbarazzo di scrivere a se stesso in qualità di sindaco? Questo connubio di ruoli è insopportabile e dannoso per entrambe le istituzioni. Fortunatamente il Consiglio Direttivo del Parco fissò dei paletti in occasione dell’elezione di Fabbri a presidente, definendola ‘a tempo’ e di ‘scopo’, utile alla promozione dal basso del Parco unico”.

“Le cose poi sono andate ben diversamente. Il Parco del Delta del Po già un anno fa è stato qualificato di fatto nazionale in Parlamento, così la sua istituzione si allontana ogni giorno di più, per l’ostilità della Regione Veneto. La consapevolezza di ciò è stata più volte pubblicamente manifestata da Fabbri: la mancata traduzione nelle conseguenti e coerenti dimissioni da presidente non può non insinuare il sospetto di sottostanti disegni elettorali. E la non appartenenza formale di Fabbri a questo o a quel partito non può pienamente fugarlo, in quanto le candidature in qualità di indipendente sono oggi, ben più di ieri, molto ricercate”.

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