Cronaca
18 Gennaio 2019
Secondo le indagini dei carabinieri di Bologna, due ditte hanno ottenuto lauti incassi in nero raggirando i parenti dei defunti

Smantellato il ‘racket delle pompe funebri’: anche un ferrarese tra gli indagati

di Redazione | 2 min

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Se c’è un settore che non conoscerà mai una vera crisi è quello delle pompe funebri. A meno che – si intende – alcune aziende non comincino ad alterarne gli equilibri, ‘sgambettando’ in maniera poco corretta, o addirittura illegale, i propri concorrenti. È quello che però è successo in tutta l’Emilia-Romagna, come rivelato dai carabinieri di Bologna che nei giorni scorsi hanno smantellato un racket dei servizi funebri che aveva consentito a due ditte, R.i.p. Service e C.i.f., di avere larghi incassi in nero attraverso un consolidato metodo di raggiro ai parenti dei defunti. Tra i nomi degli indagati c’è anche quello di un 37enne ferrarese, dipendente di una delle aziende.

Secondo gli inquirenti, il 37enne potrebbe essere responsabile di un episodio di corruzione, avvenuto all’ospedale Sant’Orsola: l’uomo avrebbe dato 50 euro alla responsabile della camera mortuaria per avere la precedenza rispetto ad altre aziende. Sostanzialmente tra alcuni funzionari dell’ospedale e dipendenti delle pompe funebri, si sarebbe creata una sorta di ‘corsia preferenziale’ (a pagamento) per riuscire ad approcciare i parenti dei defunti prima della concorrenza, appena fuori dalla camera mortuaria.

Un momento in cui tra l’altro il comprensibile dolore delle persone le può rendere preda di facili raggiri: in questo caso i dipendenti delle pompe funebri al centro dell’inchiesta convincevano i clienti appena approcciati che una parte del costo del servizio funebre (tra i 500 e i 900 euro) non era detraibile a livello fiscale, e andava quindi pagata in contanti. Riuscendo così nel corso degli anni a incassare centinaia di migliaia di euro in nero: secondo gli inquirenti tra il 2009 e il 2013 sarebbero transitati 435mila euro nel corso di 520 operazioni, attraverso un conto a cui avevano accesso alcune delle oltre 60 persone indagate.

Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno effettuato 43 perquisizioni, arrivando anche a Ferrara e Argenta, e sequestrato preventivamente 5 immobili, 34 filiali delle aziende e 75 mezzi di trasporto, per un valore totale di 13 milioni di euro.

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