di Matteo Bellinazzi
“Vogliamo proporci come partito del futuro adesso”. Così Mario Zamorani, coordinatore del gruppo di Ferrara, ha riassunto il prospetto del Partito +Europa.
Secondo il leader dei radicali ferrarese “non c’è niente di scontato e tutto da riconquistare, dalle ultime elezioni il partito ha dovuto consolidare la base di elettori e di simpatizzanti del movimento. L’anno passato si è visto più interesse per questo partito e quest’anno contiamo di migliorare, in una fase storica in cui il Partito Democratico a Ferrara si sta ritirando dopo anni di governo della città”.
Zamorani prevede che dal vuoto che lascerà il Pd, “+Europa ha deciso con grande ambizione di mettersi al centro, per affrontare i problemi del territorio, puntando a fare un fronte europeo con iniziative concrete e mirate a far capire che l’Europa è l’alternativa migliore per la città e per l’intero Paese”.
Oltre alla candidatura dell’assessore all’urbanistica uscente Roberta Fusari alle prossime amministrative, +Europa promuoverà incontri pubblici “per definire la Ferrara del futuro, perché è oggi che bisogna guardare a che città si vorrà avere tra 15-20 anni”.
Dopo l’introduzione della situazione del partito a Ferrara, Zamorani ha poi lasciato la parola a Giulia Pastorella, membro del consiglio direttivo di +Europa a Bruxelles e candidata nella circoscrizione Europa e tra i fondatori del gruppo tematico “+Europa Mercati 4.0”, che ha delineato la visione più generale del partito.
“A livello nazionale +Europa – spiega Pastorella – si trova in una fase costitutiva e importante oggi è far capire che tipo di partito vogliamo essere e che tipo di partito i nostri elettori o possibili tali vorrebbero, ed è per questo che ci stiamo muovendo per andare in contro alle esigenze di tutti e trovare il compromesso migliore per creare un’alternativa valida in vista del prossimo congresso”.
Pastorella, dialogando e rispondendo alle domande dei presenti, ha specificato l’idea con la quale il partito si identifica: “è fondamentale, oltre a delineare un programma, riuscire a far passare il messaggio dell’obbiettivo dello stesso. Il nostro obbiettivo. Vale a dire che noi intendiamo un Europa, non tale e quale a quella di oggi, ma come il campo di azione in cui si deve lavorare oggi e negli anni avvenire, preservando quello che già fa di buono e cercando di migliorarla definendo le competenze che le spettano a seconda dell’argomento. Ciò che dobbiamo fare non è parlare alla pancia degli italiani ma al loro cuore”.
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