Attualità
16 Gennaio 2019
L'In/Arch attacca anche quei "progettisti di rango" che hanno appoggiato il critico d'arte. Cappochin: "L’intera Italia dei capolavori è il frutto di interventi successivi e stratificazioni"

Ampliamento Diamanti: Istituto Nazionale e Consiglio degli Architetti si schierano contro Sgarbi

di Redazione | 4 min

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L’Istituto Nazionale di Architettura (In/Arch) e il Consiglio Nazionale degli Architetti si esprimono ufficialmente sul caso del progetto di ampliamento del Palazzo dei Diamanti, schierandosi nettamente contro l’appello di Vittorio Sgarbi e condannando anche “alcuni progettisti di rango” che compaiono tra i sostenitori del politico e critico d’arte ferrarese.

L’In/Arch esordisce sottolineando le particolari tempistiche con cui Sgarbi ha deciso di iniziare la sua battaglia: più di un anno dopo l’aggiudicazione del bando (nel novembre 2017). “Con incomprensibile ritardo, si è recentemente scatenata una polemica preoccupante, per modalità e toni, sui risultati del Concorso Internazionale di Progettazione per la riorganizzazione e l’ampliamento del Museo del Palazzo dei Diamanti a Ferrara”. Tempistiche che secondo il sindaco Tagliani erano legate più che altro agli interessi personali di Sgarbi (“dopo il diniego alla Fondazione Cavallini Sgarbi per una terza proroga della loro mostra in Castello Estense, scoppia il putiferio”, ha scritto il sindaco nella lettera al ministro della cultura Bonisoli).

L’In/Arch non entra in una valutazione architettonica del progetto vincitore, ma nella sua presa di posizione sottolinea quelle che sono le sue storiche linee guida: “promuovere una presenza qualificata dell’architettura contemporanea anche negli ambienti storici, da un lato, e diffondere nella maniera più ampia possibile la pratica concorsuale, soprattutto quando si parla di opere pubbliche di grande rilevanza”. Proprio per via di questa impostazione di fondo, l’In/Arch “non può che esprimere il proprio compiacimento per la decisione del Comune di Ferrara di indire e portare a compimento un Concorso Internazionale di Progettazione su una materia così delicata, affidando il giudizio a una commissione qualificata. Rimettere in discussione oggi l’esito della procedura, sulla base del dissenso di qualcuno, rischia di creare un dannoso precedente e di indebolire ulteriormente la pratica concorsuale nel nostro Paese”.

Entrando nel merito del progetto vincitore, l’In/Arch si limita a dare una “valutazione di compatibilità rispetto alle teorie del restauro più avanzate, che l’Istituto ha sempre condiviso e promosso”, promuovendo di fatto l’opera. “Il progetto vincitore – è la posizione dell’In/Arch – è indiscutibilmente caratterizzato dall’adozione di un linguaggio architettonico contemporaneo; è frutto di un impegno a far sì che tale linguaggio, assai misurato, non risulti ‘competitivo’ con un organismo storico peraltro ‘non finito’; ripropone nelle modalità di aggregazione, in chiave odierna, la tipologia a corte propria del Palazzo; è un intervento completamente reversibile”.

Come premesso, la stoccata finale dell’Istituto è diretta proprio agli architetti e progettisti che hanno appoggiato Sgarbi: “Per questo insieme di motivi l’In/Arch non condivide l’attacco frontale di cui è stato fatto oggetto il progetto vincitore ed esprime sincera sorpresa nel rinvenire fra i firmatari dell’appello di condanna alcuni progettisti di rango, che nel corso della loro carriera hanno firmato progetti di dialogo architettonico fra antico e contemporaneo anche più ‘audaci'”.

Concetti sulla stessa linea di quelli espressi dal presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, Giuseppe Cappochin, che afferma: “Avremmo voluto intervenire nel dibattito culturale ed affermare, come architetti, che siamo sorpresi dalle drastiche e nette affermazioni per cui qualcosa ‘non può essere toccato’, poichè l’intera Italia dei capolavori è il frutto di interventi successivi, stratificazioni, sovrapposizioni insomma del divenire della storia e delle epoche sui palazzi, i territori e i luoghi. Dunque, avremmo voluto parlare di ciò. Siamo invece costretti, vista la violenza e l’estensione della polemica, ad intervenire per tutelare qualcosa di molto più specifico che viene chiamato in causa nel contenzioso tra il comune di Ferrara ed i suoi critici, cioè l’importanza del concorso alla base dell’intero percorso”.

“Un concorso trasparente – continua Cappochin – che ha visto coinvolte decine di studi e la stessa cittadinanza non può essere ignorato per ragioni che, alla fine, nulla hanno a che vedere con la sua validità.Va rispettato il percorso concorsuale, vanno rispettati i professionisti coinvolti, va rispettata la progressione temporale che rende insensata una discussione alla fine e non all’inizio del percorso. “Infine, mi sia consentita una considerazione: grazie alla virulenza delle argomentazioni e delle affermazioni a proposito di Palazzo dei Diamanti, si è ottenuto che, per qualche giorno, nel nostro Paese l’attenzione sull’ architettura ed il suo valore, sul senso della stratificazione culturale, sulla qualità del costruito diventasse centrale nel dibattito pubblico. “A quando – conclude Cappochin – un analogo dibattito su questi temi senza insulti, vinti e vincitori?”

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