La lunga lettera di don Bedin rivolta a Salvini, pubblicata a fine anno da un quotidiano locale, probabilmente non verrà mai letta dal destinatario. Perciò, se i leghisti locali confidano nel successo elettorale di primavera, farebbero bene a farsi latori della medesima.
Se non altro, per convenienza: chiunque regga il Comune di Ferrara ha bisogno che le iniziative del ‘don’ continuino. Se queste venissero meno, il Comune abituato a nascondere la spazzatura sociale sotto il tappeto (*) dovrebbe improvvisamente farsi carico di un bel po’ di incombenze riguardanti i senza tetto e gli indigenti. Che costerebbero care, carissime, a tariffe simil Hera per intenderci, con risultati pratici in quantità omeopatiche. Perché è duro reggere il ritmo di don Bedin e dei suoi: non esistono filtri anti-fetore quando si interloquisce con gente che non si lava da molto tempo e ha l’alito esplosivo per vapori alcolici. Occorre una pazienza inesauribile per dialogare con esemplari balenghi, nel costante rispetto della dignità altrui attribuita a tutti, anche a chi dà prova d’averla perduta o di non sapere che farsene.
Inoltre, nessun feticcio chiamato Costituzione o Leggi può prescrivere atteggiamenti missionari verso le persone bisognose e/o fastidiose. Senza una Fede autentica non si convive volontariamente con le malinconie della miseria. Ma solo così, a volte, succede il miracolo di veder risollevare nella “normalità” qualche emarginato, altrimenti irreversibilmente imprigionato dall’indifferenza. Ecco perché Ferrara non può prescindere da don Bedin e dalla Caritas.
Comunque, indipendentemente dall’attuale posizione comunale di finta accoglienza degli immigrati o di un’eventuale resistenza ai dispotismi prefettizi (**) dell’amministrazione comunale futura, la lettera di don Bedin, essendo scritta da un vero esperto, è meritevole d’attenzione. Per tutti, quindi anche per Salvini. Il che non vuol dire che i suggerimenti proposti, pur mirati alla soluzione dei problemi, nel loro insieme siano davvero congruenti con il corso degli eventi… non si sfugge alle logiche della realtà coi buoni sentimenti. Ma per entrare nel merito, la lettera va letta. E compresa. Un bel problema, di questi tempi.
Paolo Giardini
(*) Con l’aumentata presenza di homeless, i moderni ‘compagni’ del Comune chiusero il dormitorio Bertocchi, iniziativa pubblica démodé, essendo entrata in servizio a fine 800.
(**) I bigotti della Legalità fine a se stessa (come se non fosse prodotta da ciarlatani in Parlamento) riveriscono le disposizioni prefettizie. Immemori che la Prefettura è un retaggio monarchico, strumento burocratico rappresentante del Potere Statale nelle province, emblema di autonomie locali tarpate. E per nulla turbati dalla Costituzione repubblicana che ignora, perciò non contempla, tale istituzione.