Politica
5 Gennaio 2019
L'invito del gruppo Gad al primo cittadino che risponde: “Non censuro chi lo fa, ma la strada è l'intervento della Corte Costituzionale”. Fabbri (Lega) attacca: “Ridicolo, il prossimo sindaco dovrà cambiare rotta”

“Tagliani disobbedisca al decreto sicurezza”

di Redazione | 4 min

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Tiziano Tagliani non sia dialogante come il sindaco di Milano, ma deciso come i sindaci di Palermo, Cagliari, Napoli, Firenze, Reggio Calabria e Parma che hanno promesso di non applicare alcune disposizione del “decreto sicurezza” ritenute contrarie ai diritti umani e di dubbia costituzionalità. È la richiesta del Gad-Gruppo anti discriminazioni al sindaco di Ferrara.

“Chiediamo a Tagliani di unirsi ai sindaci che in queste ore stanno prendendo una posizione chiara contro il decreto sicurezza, dichiarando la disobbedienza ad esso – afferma il gruppo -. Stiamo assistendo nel nostro Paese ad una deriva pericolosamente razzista. Pericolosa perché il razzismo, con il decreto sicurezza, è diventato legge di Stato. Quando la legge è ingiusta è dovere di ogni persona disobbedire. È sotto gli occhi di tutti come la politica dei porti chiusi serva solo a far propaganda sulle spalle di persone in grave difficoltà. Non è tenendo le persone in mare a rischiare la vita o per strada a disposizione della criminalità organizzata che gli italiani sono diventati più ricchi e più sicuri”.

Tagliani aveva già criticato a inizio dicembre il decreto sicurezza e la posizione non cambia oggi, anche se la ‘disapplicazione’ non è tra gli strumenti che pensa siano necessari per contrastare il decreto voluto dal ministro Matteo Salvini: “È una legge inefficace e controproducente – afferma -. Cacciare fuori dal sistema di controllo e inserimenti dei Comuni produce un problema di insicurezza vero nelle città. Penso che Salvini dovrebbe impiegare almeno metà del tempo che impiega a farsi i selfie a incontrare i sindaci anziché dire di farlo solo dopo che scrive i decreti”. Ma l’opposizione che altri sindaci d’Italia hanno scelto di mostrare secondo Tagliani non è idonea: “Si deve andare davanti alla Corte Costituzionale, perché c’è una palese violazione dell’articolo 3. Non censuro chi oggi iscrive all’anagrafe i richiedenti asilo – io non ho neppure richieste in tal senso al momento – ma rischiamo di essere strumentalizzati. La strada per far disapplicare il decreto, che è frutto di una politica fatta solo per la parte mediatica del consenso, è quella del ricorso alla Corte Costituzionale”. Invero, l’iniziativa di Orlando sembra proprio diretta ad ottenere una pronuncia della Consulta, sollevando un conflitto tra sindaco e ministro.

Sulle critiche di Salvini ai sindaci ‘disobbedienti’, Tagliani è perentorio: “Sono un atteggiamento intollerante e intollerabile”.

Di visioni opposte è ovviamente Alan Fabbri, capogruppo della Lega in Regione e probabile futuro candidato a succedere a Tagliani sullo scranno del sindaco. Anzi, Fabbri attacca il sindaco per aver comunque criticato le disposizioni della legge targata Matteo Salvini: “Mentre da anni la città è assediata da immigrati violenti e clandestini e interi quartieri sono in mano alla malavita nigeriana Tagliani ha la faccia tosta di criticare il decreto sicurezza. Le sue parole sono quasi ridicole: non si rende conto che è stato il Pd a riempire le città di irregolari, con una accoglienza incontrollata su cui ha fatto business grazie alle cooperative? Il prossimo sindaco di Ferrara dovrà cambiare rotta e rimettere ordine nel caos che la sinistra ha creato. Il governo ha fornito gli strumenti giusti e se i cittadini ci daranno fiducia sapremo come utilizzarli”. Per Fabbri “è incredibile come ancora il primo cittadino insista a non voler vedere e ammettere qual’è la situazione reale” e come “preferisca attaccare un governo che usa il buon senso invece di agire in contrasto ad un fenomeno che sta danneggiando gravemente tutti i ferraresi. In ogni caso “le elezioni sono vicine e, ne siamo certi, le cose cambieranno. Oltre a fermare l’invasione incontrollata la Lega al governo ha dato ai sindaci strumenti concreti per agire e per contrastare la criminalità, strumenti che prima non esistevano. Se i cittadini ce ne daranno la possibilità li sapremo utilizzare a dovere e il prossimo sindaco di Ferrara potrà mettere ordine nel caos creato dal Pd”.

Pronta la risposta del sindaco: “Fabbri non conosce Ferrara e la politica di aggressione mediatica ha come unico risultato quello di far perder valore a un intero quartiere”. Il sindaco non nega l’esistenza di “problemi di convivenza”, ma ricorda che “neppure le autorità di publica sicurezza hanno mai affermato la sussistenza di elementi per sostenere che a Ferrara ci sia la mafia nigeriana e questo smentisce quella che è la linea di approccio della Lega”, che “da anni semina vento per raccogliere tempesta, dimenticando che problematiche ben più gravi di quelle di Ferrara sussistono in tutti i Comuni dove governa la Lega a dimostrazione della totale incapacità e incompetenza dei suoi governanti”.

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