Cronaca
16 Dicembre 2018
"Dire che sto bene è più semplice, ma sono qui e non posso lamentarmi", dice l'agente ferito da Igor a un anno dalla sua cattura

A un anno dalla cattura di Igor Marco Ravaglia dice di stare ‘benone’: “È più facile”

di Redazione | 4 min

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Marco Ravaglia (secondo da sinistra) insieme al comandante della Polizia Provinciale Claudio Castagnoli e gli altri colleghi

di Martin Miraglia

A un anno esatto dalla cattura di Igor il russo, nella realtà Norbert Feher, Marco Ravaglia si aggira per lo stand della Polizia Provinciale in fiera per il ‘Fishing Show’. Per l’agente della Polizia Provinciale rimasto ferito in un conflitto a fuoco con il killer l’8 aprile 2017 nella zone del portuense — nel quale perse la vita il suo collega e amico Valerio Verri, guardia di Legambiente — è una delle prime uscite pubbliche in un’ambientazione che non sia quella delle aule di tribunale o le corsie delle varie strutture sanitarie, l’occasione la consegna a otto nuovi volontari dei cartellini di riconoscimento per operare come guardie giurate ecologiche sulle acque interne del ferrarese.

Per il comandante del corpo Claudio Castagnoli, che aveva preannunciato la sua presenza, questo è “un modo per riabbracciare i colleghi”. Lui poi li si riconosce subito: per il padiglione 4 si aggira una chioma “rossiccia” abbastanza curata ma che mostra i segni del tempo che passa e un braccio offeso che riesce a controllare ma con il quale non riesce ad opporre alcun tipo di forza. Quando si presenta il braccio sinistro lo usa per stendere il destro e offrire la mano giusta. Le domande, si scoprirà in fretta, gli servono solo da guida, per il resto fa tutto da solo. Anzi, quando gli chiediamo l’autorizzazione per una foto è felice: “Così smettete di usare quella in cui piango”.

Come sta, innanzitutto?

“Come rispondo sempre, benone, perché è la risposta più facile e semplificata, altrimenti servono almeno un paio d’ore. Quindi benone”.

Un paio d’ore sono troppe, ma un riassunto di qualche minuto?

“In qualche minuto non inizio neanche (sorride, ndr). I problemi sono ancora tanti, tra la paralisi del braccio, i dolori intestinali… Il proiettile ha attraversato il corpo dal basso verso l’alto, da sopra un rene fino a quasi al cuore, pertanto tutti i visceri sono stati toccati e quindi ho problemi in questo senso e mali ovunque. Ho perso peso, ho ripreso peso, l’anemia. Le ripercussioni di quel giorno maledetto sono molteplici, ecco perché faccio prima a dire benone. Fortunatamente però sono qua, non mi posso lamentare”.

Siamo a un anno esatto dalla cattura di ‘Igor’. Cosa provasti allora?

“Mi ricordo quella mattina: era grigia, non potevo ancora guidare e mia moglie mi stava accompagnando al San Giorgio (una struttura riabilitativa, ndr) quando mi arriva una telefonata di una mia collega, ora in pensione, che mi dice di aver sentito la notizia della cattura. Ho cercato riscontri su internet ma ancora non c’era nulla, poi nel giro di pochissimo tempo sono passato dall’essermi tolto un peso per la sua avvenuta cattura al precipitare in un dolore fortissimo quando ho saputo che aveva ucciso due colleghi della Guardia Civil — quindi due poliziotti — e un civile innocente. Fu una giornata dolorosissima, l’ho passata piangendo tutto il giorno. Ma ero ancora particolarmente sensibile, la ferita era completamente aperta”.

E adesso invece?

“È stato un anno importante. Ho avuto degli incontri quindicinali con la mia psicologa alla quale non smetterò mai di essere grato (ne fa anche il nome, che omettiamo). C’è stato un lavoro insieme importante, sono riuscito a maturare questa cosa e di scindere l’avvenimento dalla persona. È stato un lavoro davvero di cesello”.

E in merito al processo? È interessato al percorso giudiziario?

“No, come posso dire… Cerco di viverlo in una maniera un po’ più distaccata, anche perché ritornare a pensare a quella persona, a quell’avvenimento, innesca poi un meccanismo vorticoso molto pericoloso”.

È perché conosce già il suo destino?

“Mi auguro che il suo destino sia l’ergastolo che gli venga fatto scontare tutto”.

Recentemente ha chiesto soldi per un’intervista, e non è nemmeno il suo primo exploit.

“Ho letto la notizia ma non ho pensato a niente. Sono riuscito a scivolarci sopra”.

C’è qualcosa che vorrebbe dire ma che nessuno le ha mai chiesto? A volte la vita prende pieghe imperscrutabili e ci si limita alle domande di circostanza.

“(Ravaglia fa roteare l’indice sinistro a mezz’aria più volte mentre rimane in silenzio, ndr) Più avanti, più avanti”.

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