C’è tanta gente piena di talento nell’attribuirsi virtù che non possiede. È cosa ben nota, per cui trovando in rete “Buonista? no, no sono proprio buona!”, sospettosamente, da abitante in zona GAD cioè da percettivo-soggettivo per investitura comunale, mi son chiesto se era una guida per la confraternita di credenti nelle auto omologazioni (i credenti negli insipientissimi Di Maio o No Vax, per intenderci).
L’autrice esordisce affermando che ‘buono’ significa “non aver in spregio nessun altro essere vivente che sia animale, vegetale o umano”. Nientemeno!
Alla faccia del latino ‘bonus’, cioè ‘uomo d’onore’ e ‘valente’, origine del nostro ‘buono’ che in ambito morale riguarda le persone oneste, generose, perbene, virtuose. Non certamente la pletora di spensierati amiconi senz’usta, “buoni a nulla ma capaci di tutto” menzionati da Longanesi.
Per fortuna della neo glottologa, Hitler e Mussolini sono morti, consentendole di allinearsi con i tanti che lottano con le ombre di fascismo nazismo e razzismo senza rischio di farsi male (*). Invece, in conformità alla sua regola pseudo zen, dovrà tenere in gran pregio i viventi, epigoni dal pensiero debole che si proclamano fascisti, o nazisti, o gli ultras di squadre di calcio, o gli stalker acefali – tutti motivati dall’essere proclivi alla violenza come stile di vita – sommati ai criminali d’importazione Igor il Russo, Pajdek, mafia nigeriana e compagnia bella.
Tutti apprezzabili by default, se viventi, come detto, e in regola col concetto italico d’accoglienza. Perché anche “chi possiede umanità, sensibilità d’animo, capacità di affetti”, ma in disaccordo con l’accoglienza indiscriminata, passa sic et simpliciter fra i ‘cattivi’. Irrilevante che l’iniziativa pubblica da noi abbia sempre avuto rendimenti zero virgola qualcosina, e che la nostra ‘accoglienza’ alla carlona (spesso a cielo aperto) finisca inevitabilmente col seminare più guai del previsto.
Prendiamone atto. Nulla vieta la novità di ‘buoni’ (longanesiani) oltre ai ‘buonisti’. Ma, restando in argomento, anche la categoria dei ‘cattivisti’ sarebbe utile. Specialmente se questi riuscissero a far applicare antichi coadiuvanti del decoro pubblico. La gogna in piazza per esempio (gogna multipla, la singola avrebbe liste d’attesa più lunghe di quelle USL), da destinare ai galantuomini italiani o stranieri dediti a comparire quotidianamente sulla cronaca nera. O ad imbrattare muri. Sarebbe più efficace degli ipocriti predicozzi regolarmente ammanniti dai maîtres à penser nostrani.
Paolo Giardini
(*) Chissà se i credenti nella persistenza del razzismo hanno presente che quando il razzismo c’era per davvero, tutti erano costretti a servirsi di certificati medici razziali e passaporti razziali!