Economia e Lavoro
8 Dicembre 2018
Il gruppo annuncerà i piani di riconversione di due linee di produzione alla fine della prossima settimana. A Detroit spazio ai nuovi Grand Cherokee

Fca aumenta produzione di Suv negli Usa riconvertendo due stabilimenti a Detroit

di Redazione | 4 min

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di Martin Miraglia

Fca si sta preparando ad annunciare la conversione di un impianto dormiente a Detroit in una linea di produzione per Suv a marchio Jeep pronta entro il 2020 e che dovrebbe vedere la costruzione del modello 2021 del Grand Cherookee. Ad annunciarlo è il Detroit News, secondo il quale la mossa potrebbe portare — in contrasto con le scelte di General Motors che invece in queste ore sta trattando con la Casa Bianca la chiusura di cinque impianti di assemblaggio di berline in nord America, compreso quello di Hamtramck proprio a Detroit a partire dal primo giugno prossimo e la conseguente ridondanza di circa 15mila posizioni — almeno 400 nuovi posti di lavoro nella città della regione dei Grandi Laghi.

Il gruppo italo-americano prevede di riconvertire il Mack Avenue Engine 2, una fabbrica inattiva dal 2012, e una volta avviata la produzione dei Grand Cherokee attuali l’impegno secondo i piani sarebbe quello di riconvertire anche il Jefferson North Assembly Plant — locato esattamente di fronte al Mack Avenue — per fare spazio ai futuri modelli di Cherokee a 5 e 7 posti. L’avvio di una nuova linea produttiva da parte delle case automobilistiche è una prima volta da 27 anni a Detroit e i piani di Fca arrivano negli ultimi giorni prima che le stesse si vedranno costrette a rinegoziare i contratti collettivi con i sindacati americani dell’auto a partire dal prossimo anno.

L’annuncio dei piani di riconversione è stato tentativamente fissato per la fine della prossima settimana.

Ai giornali e alle agenzie di stampa americani Fca non ha rilasciato commenti, ma secondo gli analisti la sceltra, oltre che come già detto strategica e di posizionamento stante l’affaire Gm, vede la sua razionalità nel fatto che gli stabilimenti del gruppo siano prossimi al raggiungimento dell’output massimo: a novembre infatti la produzione di veicoli nell’America del nord ha raggiunto il 92% della produzione massima teorica, con solo due stabilimenti sotto la soglia dell’80%, a Toledo, Ohio, e a Warren, Michigan, mentre il Jefferson North Plant dove vengono prodotte oltre ai Cherokees anche i Dodge Durangos si trova ad operare al 130% della propria capacità richiedendo ai lavoratori turni aggiuntivi per riuscire a sostenere la domanda. Oltre a questo, anche se il gruppo si prepara a un futuro fatto di veicoli e a guida autonoma, al momento si trova nella posizione di dover scalare la produzione di Suv ad alto margine di profitto per poterlo finanziare.

La saturazione degli impianti produttivi, tuttavia, non arriva per caso: nel 2016 l’allora amministratore delegato di Fca Sergio Marchionne aveva confermato che il gruppo avrebbe la produzione di auto negli Stati Uniti per dedicarsi alla produzione di pickup e Suv rispettivamente a marchio Ram e Jeep, molto più profittevoli e la cui domanda del mercato rimane forte. Questi piani di riconversione sono l’ultimo tassello del progetto strategico dopo la recente approvazione della riconversione del Warren Truck Assembly Plant per prepararsi alla produzione del Jeep Wagoneer del 2021, mentre per il momento sembrano allungarsi i progetti di un rimpatrio negli States dal Messico della produzione del Ram Heavy Duty.

La riconversione del Mack Avenue Engine 2, conosciuto internamente con il nome in codice di ‘Fabbrica X’, dovrebbe iniziare l’anno prossimo e oltre all’ammodernamento e la rimessa in linea dell’impianto di costruzione motori vedrà sorgere anche una linea dedicata alla costruzione della carrozzeria e una alla verniciatura dei veicoli. Il costo dell’investimento dovrebbe aggirarsi intorno al miliardo di dollari americani.

Il piano, infine, viene incontro ai dazi sui metalli e alle minacce dell’imposizione di ulteriori dazi sulle automobili di importazione voluti o annunciati dal presidente Donald Trump ed è uno dei passi del gruppo per adeguarsi all’Usmca, l’accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Canada e Messico che sta gradualmente sostituendo il Nafta. Il nuovo accordo evita l’imposizione di dazi — seppur con limiti quantitativi — sui veicoli costruiti nei tre Paesi a patto che però almeno il 40% degli stessi venga fabbricato in stabilimenti in cui i lavoratori guadagnino almeno 16 dollari l’ora.

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