La Corte di Cassazione (foto di Cédric/Flikr/CC BY SA 2.0)
Due condanne per aver maltrattato la moglie, ma viziate al punto che la Corte di Cassazione ha deciso che il processo sia da rifare, annullando l’ultima condanna e rinviando gli atti a una nuova sezione della Corte d’Appello di Bologna.
È la prima vittoria in giudizio per un 34enne originario del Libano – difeso davanti alla Suprema Corte dall’avvocato Carla Garrasi del Foro di Bologna – , che venne condannato nel dicembre 2016 dal Tribunale di Ferrara a 5 anni e 6 mesi per fatti risalenti al periodo 2009-2013: in quegli anni, secondo l’accusa, avrebbe inflitto un calvario fatto di ingiurie e violenze fisiche, anche di natura sessuale, alla moglie 32enne – anche lei libanese – perché considerata troppo libera (ad esempio non voleva mettersi il velo), fino alla separazione. La Corte d’Appello di Bologna, riconoscendo le attenuanti generiche, aveva abbassato la pena a 3 anni e 8 mesi, tenendo comunque fermo l’impianto accusatorio. Tutto ciò nonostante lui si sia sempre difeso cercando di dimostrare – anche con testimoni – di aver sempre appoggiato le iniziative della compagna, anche pagandole viaggi all’estero o la promozione di proprie iniziative su Facebook.
La terza sezione penale della Cassazione, però, ha rilevato che nella sentenza della Corte d’appello, che ha confermato quella di primo grado, pur diminuendo la pena, ci fossero evidentemente dei difetti gravi, accogliendo il ricorso presentato dall’avvocato Garrasi, annullando la sentenza e rinviandola ad altra sezione della corte felsinea. Il ricorso evidenziava una manifesta illogicità della sentenza e una erronea valutazione delle prove da parte dei giudici.
Le motivazioni ancora non sono state pubblicate.
“Ho veramente creduto nell’innocenza di questo ragazzo e sono estremamente soddisfatta per il risultato – commenta l’avvocato Garrasi -. Ora attendo di difenderlo nel giudizio di rinvio”.
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