Attualità
19 Novembre 2018
L'omelia del vescovo in Cattedrale nella Giornata mondiale dei poveri

Perego: “Ai poveri non solo assistenza, ma attenzione d’amore”

di Redazione | 5 min

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il vescovo di Ferrara Gian Carlo Perego

Riportiamo integralmente il testo dell’omelia pronunciata dal vescovo Gian Carlo Perego nella Cattedrale di Ferrara in occasione della Santa Messa per la Giornata Mondiale dei poveri.

“Cari fratelli e sorelle, celebriamo oggi la seconda Giornata mondiale dei poveri. E’ una Giornata che se da una parte rende consapevoli di una povertà crescente, anche in Italia (5 milioni di persone in povertà assoluta), anche nella nostra città, dall’altra segnala l’importanza delle risposte di prossimità e gratuità del vasto mondo del sociale e del volontariato ecclesiale e laico (6 milioni di volontari).

Il tema scelto da papa Francesco per questa Giornata è un versetto del salmo 37: “Questo povero grida e il Signore lo ascolta”. Tra i circa 65.000 poveri aiutati dalle Caritas diocesane dell’Emilia Romagna – che corrisponde al numero di coloro che si trovano in povertà assoluta in Emilia Romagna – ci sono volti nuovi: crescono gli uomini italiani e gli immigrati tra i 50 e i 60 anni che non hanno lavoro; crescono i minori nelle famiglie in povertà perché i genitori si dividono; calano gli immigrati, ma crescono i richiedenti asilo, anche per i lunghi tempi di attesa di un riconoscimento; crescono gli impoveriti da ludopatie. Sono i volti di questi poveri che incontriamo nelle nostre comunità, che “gridano” e attendono da noi un ascolto, una risposta, una prossimità.

La parabola del Buon Samaritano ci invita ad ascoltare e rispondere al grido del povero, ma sappiamo anche che non è facile per noi. Al tempo stesso, siamo consapevoli che se per noi è difficile metterci in ascolto del povero, il Signore ascolta invece questo grido, accompagna il povero. Forse allora dobbiamo affidare il povero non solo al nostro amore, ma anche all’amore di Dio. Dio legge nel cuore delle persone povere, non solo in senso materiale ma anche spirituale: chi è solo, chi vive una malattia, chi è abbandonato, chi è fragile, chi non ha amici, chi è perseguitato.

Il grido del povero che chiede ascolto è più ampio di chi chiede qualcosa davanti alle nostre chiese, nelle nostre piazze e si allarga a chi nel mondo vive il dramma della guerra, dei disastri ambientali, alle vittime di tratta, a chi è perseguitato e perde tutto a causa della propria fede religiosa o delle proprie idee politiche, subendo gravi discriminazioni. La mobilità delle persone e la comunicazione globale ci fanno conoscere e incontrare, diventare ‘prossimi’, anche i volti di queste persone, che non possiamo dimenticare.

Questa Giornata porta all’Eucaristia, sull’altare questi volti e queste storie di povertà. Attorno alla mensa eucaristica, Gesù realmente ci ascolta, ci parla, ci perdona e ci invita al dono, ci regala la pace e ci fa sentire fratelli, figli dello stesso Padre. L’Eucaristia ha questa forza di ripresentarci il sacrificio di Cristo – come ci ricorda la lettera agli Ebrei che abbiamo ascoltato – e di condannare ogni forma di egoismo e individualismo ed esaltare invece ogni esperienza di amore a Dio e al prossimo, di santità. I santi, i beati, coloro che “vedranno il Signore” – come ci ricorda la pagina evangelica di Marco – sono coloro che hanno saputo amare in maniera concreta e autentica, diversamente dai “falsi profeti”. I santi hanno ‘liberato’ i poveri, per usare un altro termine che ci ricorda Papa Francesco in questa Giornata mondiale dei poveri, sia perché li hanno aperti alle loro responsabilità, al loro male, ma anche perché li hanno accompagnati, hanno fatto sentire la Chiesa come una casa. La parrocchia, la nostra parrocchia è fatta di case, è ‘casa tra le case’, “La parrocchia – si legge nel documento “Da questo vi riconosceranno” sulle caritas parrocchiali – è un segno e un luogo rinnovato di evangelizzazione: uno strumento per dire oggi la Parola di Dio che salva; per dire ancora, con fermezza, pazienza e simpatia col nostro tempo, le ragioni della fede in Gesù Cristo morto e risorto per noi; per accompagnare ogni persona a scoprire la propria filiazione divina” (n.9).

La Parrocchia e le nuove unità pastorali più che luoghi organizzativi sono un cuore che vive nella città e nei paesi: “la parrocchia è fatta per tutti e da tutti. Ciascuno è membro, ciascuno è parte, ciascuno è pietra viva di quel tempio – scriverà don Primo Mazzolari – Nessuno può essere escluso. Se c’è una preferenza, questa è per i poveri” P. MAZZOLARI, La parrocchia, Vicenza, La Locusta, 1957). E’ una preferenza, quella per i poveri, ribadita da Papa Francesco nell’esortazione Evangelii Gaudium: “Oggi e sempre, i poveri sono i destinatari privilegiati del Vangelo, e l’evangelizzazione rivolta gratuitamente ad essi è segno del Regno che Gesù è venuto a portare. Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli” (E.G. 48). Per questo Papa Francesco ci ricorda nel Messaggio per la Giornata di oggi che “La sollecitudine dei credenti non può limitarsi a una forma di assistenza – pur necessaria e provvidenziale in un primo momento –, ma richiede quella «attenzione d’amore» che onora l’altro in quanto persona e cerca il suo bene”.

Il Vangelo della carità, le scelte di vita e il servizio alla Chiesa e al territorio hanno bisogno di un nuovo sforzo per un lavoro pastorale d’insieme, dove l’annuncio ai poveri tra fede e vita si coniugano attorno ad alcuni aspetti fondamentali: itinerari vocazionali, itinerari di formazione alla ministerialità, percorsi di formazione sociale e politica, l’attenzione alla città e ai paesi, la scelta preferenziale per i poveri: sono le nuove scelte di responsabilità cristiana.

Concludo con queste parole di Papa Francesco: “Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo» (E. G. 187). Cari fratelli e sorelle, lasciamoci convertire dal modello di incontro di Gesù e della prima Chiesa con i poveri, alimentando, in gesti e parole, esperienze nuove e stili di vita che facciano dell’ascolto e della responsabilità, della condivisione e della liberazione le strade maestre dell’educazione alla prossimità”.

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