Economia e Lavoro
17 Novembre 2018
Patrizio Bianchi: "Bisogna ripensare i sistemi di formazione, ricucire la società e proporre modelli educativi basati su cultura e creatività"

Industria, scuola, relazioni. La “quarta rivoluzione industriale” non risparmia nulla

di Redazione | 2 min

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di Simone Pesci

La quarta rivoluzione industriale? Esiste, ed è quella che sta accadendo nell’era contemporanea. E ciò che evince dal nuovo libro dell’assessore regionale Patrizio Bianchi, intitolato appunto “4.0 la nuova rivoluzione industriale”, del quale l’autore ne ha parlato con il docente Unife Lucio Poma e con il vice presidente di Confindustria Emilia area centro Riccardo Maiarelli venerdì sera presso la sala dell’Oratorio San Crispino.

“E’ un libro che si sofferma su aspetti economici, sociali e tutto quello che sta accompagnando questa rivoluzione 4.0, il cui primo effetto è che non troviamo personale adeguatamente preparato” asserisce Maiarelli, che introduce quello che sarà un tema chiave, quello dell’istruzione e della formazione. Altrettanto importante precisare, per l’imprenditore, che “oggi sono in atto processi di accorpamento accompagnati da fortissimi processi innovazione”, e che chi non è in grado “di aderire ad accorpamenti con aziende più strutturate con rapporti con mercati esteri per adottare nuovi canoni di digitalizzazione, rischia davvero la chiusura”.

Anche questo è un effetto della quarta rivoluzione industriale. Ma non l’unico, perché, spiega Bianchi, in atto c’è anche una rivoluzione in senso più ampio: “Quanto tempo si sta senza cellulare? Forse cinque minuti. La rivoluzione, infatti, cambia anche l’idea di base delle relazioni: non c’è mai stata così tanta solitudine con il massimo dei mezzi di comunicazione che esistono oggi”. Ma è anche ovvio, sottolinea Bianchi, che si sta materializzando “il cambiamento del lavoro, le operazioni che prima si facevano a mano sono state sostituite dalle macchine”. E non esclusivamente per ciò che riguarda l’industria, perchè come esemplifica l’assessore anche “la banca si può fare da casa”.

“Mi vengono delle riflessioni – aggiunge Bianchi -. La prima è ripensare i sistemi di formazione, bisogna tornare a insegnare la sostanza delle cose di base; la seconda è ricucire la società, non solo attraverso i sussidi, che non risolvono niente, ma rigenerando lavori che non immaginiamo nemmeno; terza cosa è proporre nuovi modelli educativi, basati su cultura, creatività e studio. Senza chiudersi però, perchè chi, di fronte ai problemi del cambiamento, risponde con la chiusura è da suicidio”.

Una rivoluzione a 360 gradi dunque, che non risparmia nemmeno l’universo scolastico: “Sono convinto – afferma Bianchi – che c’è da fare un investimento sulle strutture di base e consolidare le capacità di lettura delle trasformazioni. Credo anche che la riflessione vada fatta sulle secondarie e sull’università, il cui meccanismo per cui si continuano a fare percorsi quinquennali va riflettuto”.

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