Attualità
16 Novembre 2018
Convalidata la sanzione causata da "rumori molesti" accertati 'a orecchio' dagli stessi vigili. Censura anche al regolamento comunale. Lo sfogo social dei gestori: "Così si toglie lavoro a 6 ragazzi"

Il Tar ribalta se stesso, 4 mesi di chiusura alle 20 per i “rumori molesti” allo Strabar

di Redazione | 4 min

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Lo staff dello Strabar nella foto allegata al post su Facebook

di Martin Miraglia

“Siamo molto amareggiati, e purtroppo lo Strabar si vede costretto a salutarvi per un po’”. Comincia così un post su Facebook dalla pagina ufficiale dello Strabar, noto locale nell’ambito della somministrazione di via Carlo Mayr, che in un lungo racconto che in 24 ore raccoglie oltre 1000 reazioni diverse, eviscera il percorso giudiziario che ne impone fino al prossimo 5 febbraio la chiusura alle 20 a seguito della contestazione da parte della Polizia Municipale nel settembre del 2017 di “causare rumori molesti con musica ad alto volume e schiamazzi da parte dei nostri clienti”.

La storia ha inizio a gennaio dello scorso anno, quando l’attività venne per la prima volta multata per aver permesso il consumo di una bottiglia di birra in vetro all’esterno del locale dopo l’orario consentito — una prima sanzione che i gestori del locale descrivono come “obiettivamente meritata”. L’impresa quindi paga senza ricorrere contro il provvedimento e tenta di farsi trovare pronta per la stagione successiva. A settembre dell’anno scorso, scrivono ancora i gestori che tra le altre cose avevano tentato di correre ai ripari stringendo anche accordi di collaborazione con un’impresa di vigilanza privata, “ci apprestiamo a ricominciare la stagione, e all’inaugurazione si fanno trovare di nuovo puntuali i controlli. In tutta serenità forniamo le documentazioni richieste, nella tranquillità di chi è sicuro di essere nel giusto”.

A questo punto di sanzioni però ne arrivano altre due: “La prima immediatamente accantonata dopo essere riusciti a dimostrare un errore nella valutazione dei documenti sottoposti a controllo”, la seconda per essere causa dei rumori. “La particolarità della sanzione”, è l’invettiva dei gestori, “è che viene comminata in totale assenza di test con dispositivi audiometrici, a totale discrezione delle forze che hanno effettuato il controllo”. Questa volta, però, lo Strabar non si dà per vinto e ricorre al tribunale amministrativo regionale affidandosi all’avvocato Francesco Fersini. “Lo Strabar è realmente così rumoroso rispetto a tutte le altre attività presenti in via Carlo Mayr a pochissimi metri di distanza? Grazie alla qualità dell’attività di ogni singolo esercente, la via è diventata il nucleo cittadino della nightlife, portando in zona volumi incredibili di persone. In base a cosa si determina che sia stata la nostra “confusione” a oltrepassare il limite? Non è forse impossibile fare distinguo di queste situazioni quando ci sono tre locali nel raggio di venti metri con centinaia e centinaia di utenze che si mescolano continuamente? Secondo noi è stato adottato un metro non appropriato”, sono le doglianze dei proprietari che finiscono nel ricorso al provvedimento che tra le altre cose lamenta anche la violazione del principio di proporzionalità della sanzione e l’eventuale illegittimità dell’articolo 50 del regolamento comunale di polizia urbana per la manca di una soglia oggettiva espressa in decibel”.

La prima avventura al Tar finisce bene, con il tribunale che decide di accogliere la domanda di sospensione in via cautelativa del provvedimento di riduzione degli orari e dispone per dieci mesi dopo la data dell’udienza. La sentenza di primo grado però ribalta la decisione presa, contestando al locale l’uso di un iPod e di due amplificatori —  per i gestori servivano da sottofondo — che valgono perché la corte giudichi come “verosomigliante” la sanzione comminata dalla Municipale oltre alla mancata comunicazione e il mancato ottenimento dell’autorizzazione per quello che il tribunale amministrativo indica come “manifestazione temporanea”.

“Può capitare che arrivino due decisioni diverse in sede cautelare e di sentenza”, spiega il legale Fersini, “però di solito succede il contrario, ovvero che va male la sospensiva e poi si vince in primo grado più che il contrario. Ad essere curioso poi è che a giudicare in entrambi i casi sia stata la stessa sezione che ha poi compensato le spese indicando così che il ricorso aveva comunque basi solide”. Nella stessa sentenza poi il Tar stesso censura comunque la “mancata indicazione precisa dei limiti sonori consentiti da parte del regolamento”.

E mentre il locale deciderà se fare ricorso in appello al Consiglio di Stato, il pensiero va ai dipendenti e alla clientela: “Fino al 5 febbraio saremo costretti a chiudere, in quella che ci sembra una situazione surreale, con una sanzione durissima che sostanzialmente toglie il lavoro a sei giovani ragazzi sotto i 25 anni che con lo stipendio delle serate dello Strabar si pagano studi, affitto e quant’altro. Per il bar risulta impossibile mantenere i sei dipendenti, dato che oltre l’80% del fatturato dell’attività deriva dalle attività serali vietate con la sanzione, con chiusura obbligata entro le ore 20. Siamo qui, con questo post, a fare chiarezza sulle motivazioni e sulle dinamiche di questa vicenda. Specificando, una volta per tutte, che nulla abbiamo a che fare con bevande alcooliche somministrate a minorenni, casi di droga o di effettivo pericolo per i cittadini. Speriamo di trovare il vostro supporto su Facebook e Instagram, per far conoscere a tutta la città la realtà dei fatti”.

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