Eventi e cultura
4 Novembre 2018
Successo per la VII edizione della rassegna Aspettando Godot

Da Baccini a Max Manfredi, la canzone d’autore fa vibrare la Sala Estense

di Redazione | 3 min

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di Cecilia Gallotta

Francesco Baccini e Max Manfredi. Due nomi che hanno dato un grande contributo alla storia del cantautorato italiano e che non potevano mancare alla settima edizione della storica rassegna che torna alla Sala Estense con l’associazione Aspettando Godot, aprendo la prima delle due serate fra applausi scoscianti e piedi battuti a ritmo.

Ma l’edizione di quest’anno è dedicata all’indimenticabile Claudio Lolli, scomparso lo scorso agosto, che viene omaggiato dalla potente e penetrante voce di Beatrice Campisi – già sul palco della rassegna estiva di Bordighera – con alcuni pezzi tratti dal suo album ‘Il gusto dell’ingiusto’, realizzato proprio in collaborazione con il celebre cantautore bolognese, svela ai presenti, prima di imbracciare l’ukulele per cantare una canzone d’amore, ‘Filo di fumo’, “esattamente come le relazioni, così fragili e così forti”.

Ad aprire la serata, le originali e strampalate vicende de I Cranchi, che portano una ventata d’aria ferrarese con ‘Malabrocca’, “quel ciclista che arrivava sempre ultimo e inventò la maglia nera al giro d’Italia”: non di meno ‘Ferrara’, descritta nei suoi particolari con un testo quasi melanconico e poetico, col quale il trio “ringrazia Claudio e tutti quelli che ci hanno insegnato a scrivere canzoni”.

Ha fatto letteralmente vibrare la Sala Estense Max Manfredi, che sfora il programma cantando una canzone in più su richiesta degli applausi interminabili dei presenti, e scegliendo, dopo ‘Il regno delle fate’, ‘Il negro’, “nel senso di traduttore, di ghost writer” precisa sorridendo, sulle note della canzone che di fatto è il sequel della prima. Motivetti grecheggianti e ispirati al sirtaki arrivano da ‘Sangue di drago’, gli stessi che ci si aspetta da ‘Le storie del porto di Atene’, prima di sapere “che l’ho composta giustappunto nella stazione di Asti”.

Un’ironia tutta genovese, quella di Manfredi, che non lascia il palco, perché fa posto a quella del suo concittadino Francesco Baccini, che spazia con un repertorio che va dalla satira politica sull’Italia (“il cui unico collante sembra essere il calcio”) con ‘Ci devi fare un gol’, alla ‘Voglia di innamorarmi’, passando per la tragicomica storia di ‘Margherita Baldacci’. Una canzone dell’album Nomi e Cognomi, “che oggi sarebbe censuratissimo”, afferma tra le risate del pubblico, citando titoli come ‘Giulio Andreotti’ o ‘Renato Curcio’, che “dopo aver sentito la mia canzone mi invitò in carcere a conoscerlo e chiedendomi addirittura di girare un video con lui”.

Non mancano gli omaggi a Fabrizio De Andrè, “il mio mito che poi è diventato mio amico” con ‘la ballata dell’amore cieco’, e a Luigi Tenco, che porta il nome del premio vinto da Baccini nell’89 con il suo album ‘Cartoons’. Ma lo spettacolo ha lasciato il palco solo durante il giorno, perché il grande cantautorato è tornato in scena per la seconda serata con le voci di Giorgio Conte, Mario Castelnuovo e tanti altri nuovi talenti.

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