Attualità
29 Ottobre 2018
Finanziamento del Fondo sanitario, nuove assunzioni e nuovi contratti di formazione specialistica le richieste dei sindacati di categoria

Dirigenza medica e sanitaria in sciopero il 9 novembre

di Redazione | 3 min

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La protesta dei medici, veterinari e dirigenti sanitari continua. Dopo il sit-in promosso il 17 ottobre in piazza Montecitorio, tutte le organizzazioni sindacali della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, hanno proclamato due giornate di sciopero nazionale per il 9 e 23 novembre.

Venerdi 9 novembre, in concomitanza con lo sciopero, saranno tenuti sit-in presso le sedi delle singole Regioni. Venerdi 14 novembre a Roma sarà organizzata un’assemblea a cui saranno invitati gli esponenti di tutti i gruppi politici che siedono in Parlamento.

Il nodo del contendere, dopo aver chiarito la questione del finanziamento del Ccnl, verte su due problematiche: la prima è rappresentata dall’inserimento nella massa salariale soggetta agli incrementi contrattuali dell’indennità di esclusività. “Il valore di questa operazione – spiegano i sindacati di categoria – è più politico che economico. Valorizza in particolare la scelta di un rapporto di lavoro esclusivo dei professionisti nei confronti del Ssn e delle Aziende sanitarie. L’indennità è ferma ai valori del 2000, allorquando fu istituita, e sono inaccettabili ulteriori svilimenti”. La seconda è legata al pieno ritorno nei fondi accessori della retribuzione individuale di anzianità dei professionisti che vanno in quiescenza. “L’alimentazione economica dei fondi accessori, bloccata dal maldestro articolo 23 comma 2 della Legge 75/2017 – aggiungono i sindacati – è un volano irrinunciabile se vogliamo retribuire il disagio lavorativo e garantire una carriera professionale a circa 120 mila dirigenti dell’area sanitaria. Rifiutiamo con fermezza il tentativo messo in atto da Regioni e Governo di far competere sulle stesse scarse risorse del Fsn il diritto alla cura dei cittadini e quello ad avere un contratto dignitoso di chi quelle cure deve erogare. Chiediamo, pertanto: un congruo incremento del finanziamento del Fsn in modo da garantire la piena erogazione dei Lea; un vasto programma di assunzioni nel Ssn per far fronte alla “gobba pensionistica” del personale sanitario;  il finanziamento di almeno 3.000 nuovi contratti di formazione specialistica per garantire una programmazione dei fabbisogni formativi rispondente alle esigenze del Ssn e non influenzata da interessi particolari e autoreferenziali”.

A sostegno di queste richieste è stato varato un vasto programma di iniziative che precedono le giornate di sciopero proclamate per il 9 e 23 novembre. Da lunedì 22 ottobre è stato attivato il blocco degli straordinari in tutte le aziende sanitarie, l’astensione dalle attività non comprese nei compiti di istituto, la richiesta da parte dei dirigenti di usufruire di tutti i giorni di ferie accumulate, il pagamento di tutti i turni guardia eccedenti l’orario contrattuale.

“A Governo, Regioni e Parlamento – concludono i sindacati – chiediamo uno scatto di responsabilità che eviti il crack del Ssn. Potrebbe essere uno degli ultimi appelli prima che la più grande infrastruttura sociale del Paese non venga privatizzata, proprio mentre si vorrebbe nazionalizzare tutto, e il diritto alla salute affidato alla intermediazione finanziaria e assicurativa, al luogo di residenza e al censo”.

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