Attualità
28 Ottobre 2018
Prima edizione ferrarese della visita guidata condotta da sette ragazzi fra rifugiati, studenti, richiedenti asilo e mediatori culturali

Migrantour, Ferrara vista dagli occhi di chi ci è arrivato

di Redazione | 2 min

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Guardare Ferrara con gli occhi di chi, nel nostro Paese, ci è arrivato. E’ l’obiettivo del ‘Migrantour’, che sabato mattina ha raccolto una trentina di persone davanti a una sorta di visita guidata ‘al contrario’, che rovescia i punti di vista sugli angoli della città che quotidianamente percorriamo.

Il progetto, organizzato dalla cooperativa Camelot nell’ambito di ‘Itacà Ferrara – Festival del turismo responsabile’, è pioniere a Ferrara ma non nel resto dell’Italia e dell’Europa: “Nasce infatti a Torino una decina di anni fa – spiegano gli organizzatori – e prende piede soprattutto in città con numeri diversi, ma forse anche differenti abitudini e modalità di approccio alle cose”.

Si è trattata di fatto di una visita ‘esperienziale’, in cui sette ragazzi fra studenti, mediatori culturali, richiedenti asilo e rifugiati (rispettivamente provenienti da Pakistan, Iran, Camerun, Moldavia, Benin, Mali e Gambia) non hanno recitato una ‘lezioncina’ storica sui luoghi della città, bensì hanno esternato ciò che in quei luoghi hanno provato e vissuto, magari la prima volta in cui vi hanno messo piede, o in cui si sono sentiti lontani, o addirittura vicini.

E’ il caso dello studente Muddasar Ali, che, appena arrivato da una cultura in cui la concezione del tempo è dilatata e scandita dalle ore di preghiera, si è trovato “spaesato a fissare gli appuntamenti alle due o alle tre del pomeriggio”; allo stesso tempo “è strabiliante come si possano trovare atmosfere comuni a culture così diverse – riporta Ali -: una sera ero qui in piazza Trento Trieste e un signore ha rincorso un suo amico urlando il suo nome, ritrovandosi, dandosi una pacca sulla spalla, e lì vicino ce n’erano altri, che li hanno raggiunti con lo stesso fare familiare. Per la prima volta mi sembrava di essere un po’ nel mio paesino in Pakistan, dove tutti si conoscono, tutto è paese, e la gente ti rincorre sorridente gridando il tuo nome”.

E così anche Samira, Guy, Aurelia, Sitta, Lamin e Keita hanno affiancato ad ogni luogo, un loro sguardo. La visita, che si è snodata dal Castrum medievale al Duomo, passando per Ercole d’Este, Palazzo Diamanti e la contrada di San Benedetto, è stato l’esito di un percorso laboratoriale effettuato dai ragazzi assieme alla guida turistica Chiara Ronchi di Itinerando, che ha contestualizzato il percorso da un punto di vista storico, artistico e architettonico, dando luogo così ad un itinerario ricco di memorie, contaminazioni e trasformazioni che attraversano i luoghi ‘di tutti i giorni’.

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