di Simone Pesci

Da Palaspecchi  in stato di degrado a “Corti di Medoro”, con lo studentato e – obiettivo per il 2019 – il social housing circondato da alberi, aiuole e con nuovi spazi commerciali per i bar, ristoranti e negozi che vogliono insediarsi nel nuovo quartiere che sta nascendo. Proprio il Palaspecchi è stato oggetto di un dibattito tenutosi nel tardo pomeriggio di martedì all’Urban Center, nel ciclo di incontri de ‘I dialoghi del martedì’.

“È stata inaugurata solo la prima parte dello studentato dieci giorni fa, a tempi di record per non mancare il boom di iscrizioni a Unife che si era già proposto l’anno scorso” commenta il direttore di Acer Diego Carrara, anche se l’assessore all’Urbanistica Roberta Fusari ribadisce che “la possibilità di fare uno studentato è stata lungimirante, perché nata ben prima dell’emergenza legata all’università”.

“Arrivare a consegnare le chiavi una settimana dopo l’inizio delle lezioni universitarie è una grande soddisfazione: è stato fatto un lavoro di alta qualità”, commenta Carrara nell’osservare le foto degli alloggi che scorrono sullo schermo. Al momento sono 45 alloggi, con 153 posti letto, ma entro l’anno prossimo si punta all’apertura della social housing, sempre gestita da Acer, che aumenterà l’offerta abitativa del nuovo quartiere con “180 alloggi, di cui una metà saranno in affitto e l’altra in vendita”, specifica il direttore dell’ente. Con un ettaro in più di verde, il completamento della biblioteca di quartiere e del comando della polizia municipale, “circa 1000 persone vivranno l’area”.

Carrara spazza via anche alcune nubi, mettendo le mani avanti per evitare polemiche e strumentalizzazioni: “Il bando per abitare nello studentato, dove ci sono ancora 200 domande inevase, prevedeva un Isee compreso fra 8mila e 98mila euro. Un range ampio, per dare una possibilità alle cosiddette fasce grigie che sarà mantenuto anche nel social housing. Vero, Acer significa alloggi popolari e nelle fasce deboli ci stanno anche gli immigrati, ma Erp è una cosa, qui ci saranno solo residenze autonome paganti e chi ha reddito zero lì non potrà abitare”.

Nuova vita per un quartiere la cui impostazione si è iniziata “nel 2008, non certo negli ultimi mesi del 2016”, chiosa Fusari. In nove anni, evidenzia l’assessore, ci “sono stati momenti difficilissimi, nel 2016 c’è stata l’apoteosi dei problemi con la stampa che ogni giorno ci raccontava la volontà di sgombrare, abbattere, interpellanze. In quel 2016 avevamo pensato ‘qui finisce tutto’, ma alla fine non abbiamo mai mollato”.

La portata dell’operazione – 43 milioni di euro con la partecipazione di Cassa Depositi e Prestiti e Acer – è stata senza precedenti, e Fusari non teme smentite quando afferma che “il Comune ci ha guadagnato, con un aumento di valore della zona del 35% secondo l’Agenzia delle Entrate, e che senza l’Amministrazione il Palaspecchi sarebbe rimasto così”. E il pressing dell’opposizione dove lo mettiamo? Fusari non ha dubbi: “Loro erano per bloccare tutto e ci hanno lavorato contro. Senza quel pressing, forse, avremmo finito prima”.