Lettere al Direttore
23 Ottobre 2018

Una proposta di civiltà

di Redazione | 3 min

Con questa lettera volevamo proporre qualcosa che pensiamo sia innovativo nel contesto ferrarese.

Prima di tutto è doverosa una premessa di tipo conoscitivo. Oggi , nel nostro paese una grande fetta di famiglie , circa il 55%, ha adottato un animale domestico, il numero di questi animali è circa pari a 15 milioni, tra cani e gatti. Cani e gatti, tendenzialmente, fanno parte delle famiglie più numerose ma i pets sono in crescita anche nei nuclei composti da un solo componente (passate dall’8,4% del 2011 all’11,1% nel 2017). Quindi, in base a questi dati, si parla oramai di presenze importanti nell’ossatura della nostra società. Non se ne parla più come di bene di “lusso” ma molto come di un “ammortizzatore sociale” vero e proprio. E’ nota infatti da tempo la relazione stretta tra convivenza con un animale domestico e miglioramento, più o meno considerevole, delle condizioni di salute di chi se ne prende cura.

La pet terapy, infatti, non è da prendersi in considerazione solo nei casi di malattia conclamata, come rimedio, ma anche come importante prevenzione in tutte quelle situazioni di solitudine, di fragilità emotiva eccetera. Si pensi all’anziano, al disabile. A fronte di questi dati ,sempre in Italia, si deve fare i conti con il numero di 5 milioni di indigenti veri, quella fascia di popolazione che a stento riesce ad arrivare a fine mese. In questa grande fetta di popolazione la presenza dei pets è considerevole. Questo stesso raggruppamento di persone, sovente, si trova a non riuscire a coprire le spese sanitarie dei propri piccoli e grandi compagni di vita.

Qui si inserisce la nostra proposta, il nostro spunto. Perché non creare una sorta di mutua, o una struttura provinciale riconosciuta, dove gli animali domestici di proprietà di persone in gravi difficoltà economiche possano rivolgersi aspirando a trovarsi di fronte a spese commisurate alla proprie possibilità? Da anni, il mainstrem martella, giustamente, sulla necessità di adottare animali da canili, abbandonati eccetera ma poi ci si dimentica di accompagnare a queste esortazioni la fattibilità per tutti gli adottanti di prendersi cura dei propri animaletti, per tutta la loro vita. Entrando più nel concreto della proposta perché non fornire, previo versamento annuale di una certa cifra da definirsi e studiare (in accordo con associazioni, ordini, assicurazioni) sconti importanti sulle varie prestazioni per chi appunto non può permettersi certi trattamenti che è risaputo essere molto impegnativi economicamente?

Ancora, perché non offrire, compresi nella stessa retta annuale, servizi come la ricerca in caso di smarrimento o la cremazione quando non si ha possibilità a dare giusta sepoltura al cagnolino o gattino? Sarebbero, secondo noi, misure non solo di cuore ma soprattutto utili. Questo perché andrebbero gradualmente a coprire tutte quelle situazioni limite che spesso si riversano con la loro delicatezza sui professionisti e le loro strutture private. Ovviamente, ci teniamo davvero molto a chiarirlo, sempre riguardo i professionisti veterinari, quello di cui si sta parlando non deve essere letto in nessun modo come una rimostranza o come qualcosa di ostativo nei confronti dei prezzi dei servizi a cui si va incontro nel privato tradizionale. I veterinari svolgono un compito basilare, fondamentale ed è doveroso e giusto che abbiano introiti paragonabili al loro impegno e alle loro prestazioni lavorative. Secondo noi si tratta unicamente di una proposta di civiltà che viene incontro ai più deboli e, tra l’altro, sappiamo che in altre provincie, della Lombardia, qualcosa di simile è già stato ideato, con buoni risultati.

Stefano Guglielmini (Ferrara Libera) Barbara Grassilli (Ferrara Libera)

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