Eventi e cultura
17 Ottobre 2018
Il docufilm di Giorgio Treves ripercorre le fasi che 80 anni fa portarono l’Italia a essere un paese antisemita: "Lascia un messaggio anche oggi"

Leggi razziali, un documentario per riflettere sul presente

di Redazione | 3 min

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“Il contrario dell’amore non è l’odio, ma l’indifferenza”. È un racconto di un’indifferenza che diventa odio quello del film documentario “1938. Diversi” del regista Giorgio Treves presentato alla Mostra del Cinema di Venezia di quest’anno nella sezione Fuori Concorso. Martedì sera un folto pubblico ha partecipato alla proiezione del film alla Sala Boldini durante una serata, organizzata dal Meis e dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, a cui ha partecipato lo stesso regista.

Il documentario, attraverso le testimonianze di sopravvissuti, storici, vignette satiriche e giornali dell’epoca, ripercorre le fasi che hanno portato il fascismo ad attestarsi su posizioni di estremo odio razziale e antisemita e mette in luce l’abile azione di propaganda messa in atto dal ‘Ministero della Cultura Popolare’ che nel volgere di qualche mese inculcò nell’opinione pubblica l’idea che gli ebrei fossero nemici della nazione.

È proprio sul ruolo dei mass media del tempo che si concentra l’attenzione del documentario attraverso la manipolazione dei quali il regime fascista, in vista di alleanze e per convenienze politiche, riuscì a trasformare una popolazione per lo più non razzista come quella italiana, in un popolo carico d’odio antisemita. La voce narrante principale è affidata all’attore Roberto Herlitzka e i racconti sono ricavati dalle parole di Liliana Segre, Alessandro Treves, Roberto Bassi, Bruno Segre e Rosetta Loy.

La piazza di Trieste gremita e festante in occasione dell’annuncio della imminente promulgazione delle cosiddette ‘Leggi Razziali’, segna lo spartiacque tra quella che era indifferenza e l’odio. “Il mio intento è stato quello di fare immedesimare lo spettatore e far nascere in lui spunti di riflessione anche sul presente – rivela Giorgio Treves -. Il documentario non vuole essere assolutamente una scatola vuota celebrativa, ma un qualcosa che lasci messaggi anche per osservare in modo diverso la nostra quotidianità”.

La proiezione ferrarese del docufilm di Treves è coincisa anche con il 75°anniversario del rastrellamento nel ghetto di Roma, quello che fu l’inizio dell’epilogo di ciò che era stato causato cinque anni prima dalle Leggi Razziali. “Sul secondo binario della nostra stazione ferroviaria c’è una lapide che ricorda il triste passaggio nell’ottobre del ’43 dei treni bestiame stipati di persone diretti ad Auschwitz- racconta la direttrice dell’Isco, Anna Quarzi-. I giovani ferrovieri presenti in stazione sentirono lamenti provenire dai convogli in passaggio senza minimamente immaginare che potessero contenere persone”.

Ancor più personale è il ricordo della direttrice del Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, Simonetta Dalla Seta. “In quel maledetto giorno di 75 anni fa la mia famiglia fu drammaticamente coinvolta poiché nel rastrellamento portarono via un mio zio ed entrambi i nonni che non fecero più ritorno – ricorda Dalla Seta -. Si sentivano tutti orgogliosamente italiani i miei parenti, avevano pure combattuto con valore durante la Prima Guerra Mondiale, ma questo non è bastato per non farli finire stipati in un carro bestiame diretti verso una morte tremenda”.

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