Lettere al Direttore
17 Ottobre 2018

Dannoso togliere il numero chiuso a Medicina

di Redazione | 3 min

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E’ di poche ore fa la nota 22 del resoconto del Consiglio dei Ministri sulla cancellazione del numero chiuso per l’ingresso alla facoltà di medicina. Nota poi rivista, smentita, rinviata nel perfetto stile confusionario e dilettantesco già mostrato da questo governo in altre occasioni, si veda il tema obbligo vaccinale.

Ad oggi sono circa 70 mila i candidati che ogni anno si iscrivono al test di medicina: di loro solo 10 mila riescono ad entrare, iniziando un percorso di studi che li porterà (in circa 6 anni) alla laurea. Una volta conseguita questa, l’obiettivo diventa l’ingresso in specialità, per diventare ad esempio cardiologi, reumatologi, pediatri ecc. Ogni anno al test di ingresso per le specializzazioni mediche partecipano circa 15 mila medici laureati, di loro solo 7 mila riescono ad entrare e ad assicurarsi una professione. Altri 1000 (circa) possono sperare nel concorso di formazione specifica in medicina generale (i vecchi medici di base).

Questo significa che già oggi con il numero chiuso in funzione metà dei laureati rimane fuori da percorsi post-laurea definiti: si tratta di medici che si ritrovano in un limbo fatto di stipendi racimolati tra sostituzioni di colleghi e guardie mediche notturne, nella speranza di rientrare ai test dell’anno successivo.

Cosa succederebbe quindi se permettessimo l’iscrizione di 70 mila ragazzi al primo anno di medicina senza alcuna selezione all’ingresso??

Le conseguenze sarebbero a dir poco devastanti. In primis le facoltà italiane, già tenute in piedi da ricercatori sottopagati che vivono nella costante precarietà, non riuscirebbero a sobbarcarsi quest’ipertrofia di studenti: è già possibile immaginare le lezioni on-line e gli esami a crocette in mega-aule in cui tutti scopiazzano senza difficoltà. Insomma: se si aumenta il numero diminuiranno drammaticamente la qualità dell’insegnamento e la competenza dei laureati. Avremo molti più medici, molto più scarsi.

Il problema vero verrà però dopo: quando le greggi di giovani colleghi dovranno approcciarsi a quel mondo della formazione post-laurea che già oggi offre pochi posti rispetto al numero di laureati. Si creerebbero quindi tanti medici costretti a paghe miserabili pur di lavorare o, ancora più probabile, ad emigrare all’estero. Meglio quindi un ragazzo di 18 anni che viene respinto all’ingresso che un disoccupato a 25 dopo anni di fatica e con oltre 50 esami sostenuti.

Se questo governo “del cambiamento” volesse fare qualcosa di utile per i medici, la strada da suggerire è quella di aumentare le assunzioni per quelli già specialisti: oggi gli ospedali italiani stanno in piedi grazie alla passione ad al volontariato dei professionisti che ci lavorano, costretti a turni massacranti in una cronica carenza di personale, operando in condizioni in cui la possibilità di sbagliare è dietro l’angolo.

Un altro suggerimento potrebbe essere quello di sostenere, attraverso l’affiancamento di personale di pubblica sicurezza, i giovani colleghi e soprattutto colleghe impegnate nei turni di guardia medica, visto si trovano ad operare spesso in posti isolati ed in condizioni di pericolo, costretti a visite domiciliari a casa di chiunque, con episodi di molestie e stupri che sono all’ordine del giorno.

Le aspettative, almeno di chi vi scrive, sono tuttavia piuttosto modeste: insomma, fra qualche anno cerchiamo di avere più delicatezza nei confronti di chi ci telefona da un call-center per proporci un’offerta commerciale, potrebbe essere un medico.

Dott. Michele Franchi, medico specialista in Igiene e Medicina preventiva

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