“Rammarico e rabbia”. Dopo l’Osapp (l’Organizzazione sindacale autonoma di Polizia penitenziaria), interviene anche il Si.N.A.P.Pe, (Sindacato nazionale autonomo Polizia penitenziaria) sul preoccupante episodio che ha visto una dottoressa sequestrata per mezz’ora in carcere da un detenuto che le ha puntato una lametta al collo, minacciando gesti eclatanti se non fosse stato trasferito presso un’altra struttura penitenziaria.
“A pagare il caro prezzo per quanto accaduto – afferma Fabio Randazzo, segretario regionale del Si.N.A.P.Pe – non sono solo i poliziotti penitenziari impegnati nelle ardue trincee detentive, ma nella fattispecie il medico di guardia che non dimenticherà facilmente questo episodio di violenza”.
“Sono situazioni inaccettabili e condannabili – continua Randazzo senza mezzi toni –; solo pochi giorni fa denunciavamo l’aggressione ai cinque poliziotti penitenziari. Chiediamo l’intervento dell’istituzione a ogni livello, affinché questi episodi di violenza quotidiani che vittimizzano lavoratrici e lavoratori nella panoramica nazionale, abbiamo le giuste risposte e tutele allo scopo di operare per il bene della collettività”.
Il sindacato esprime vicinanza al poliziotto e al medico coinvolti in questa disavventura e auspica che l’amministrazione penitenziaria “adotti seri provvedimenti rispetto a questo episodio, nell’ottica lungimirante di attivare seri interventi riparativi alla gestione di detenuti facinorosi e violenti con l’intento di creare disordini all’interno delle strutture penitenziarie”.
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