Sostituire le tradizionali calze in plastica utilizzate per l’allevamento delle cozze con reti biodegradabili rispettose del mare e dell’ambiente: è la proposta contenuta in un’interrogazione presentata in Regione da Andrea Bertani, primo firmatario, e Raffaella Sensoli (M5s).
La crescita esponenziale di plastica nel mare – scrivono i due consiglieri – è dovuta anche alle attività legate alla pesca, come dimostra un recente monitoraggio denominato “Fishing for Litter (pesca dei rifiuti, ndr) – In rete contro un mare di plastica”, condotto dai volontari di Legambiente insieme alla Cooperativa della Piccola Grande Pesca, Clara spa, Capitaneria di porto di Porto Garibaldi e Comune di Comacchio. Dall’indagine effettuata tra il 27 giugno e il 27 luglio scorso a Porto Garibaldi – riportano i pentastellati – è emerso che l’82% dei rifiuti ritrovati in mare proviene dalle attività di pesca e acquacoltura, mentre il 15% dalla cattiva gestione dei rifiuti urbani. Il dato più eclatante è che del totale dei 7.198 rifiuti raccolti, ben il 78% è rappresentato da calze in plastica per l’allevamento delle cozze.
Da qui l’iniziativa di Bertani e Sensoli, che chiedono alla Giunta regionale “se non ritenga importante per la salvaguardia del nostro mare incentivare e favorire gli operatori della pesca e dell’acquacoltura, attraverso appositi programmi e progetti, affinché conferiscano le reti di contenimento in appositi centri di raccolta promuovendo in particolare la sostituzione, nel settore della mitilicoltura, delle reti di contenimento dei mitili, le cosiddette ‘calze’, con reti biodegradabili”. Infine, domandano all’esecutivo regionale “se progetti come ‘Fishing for Litter’ si ritengano meritevoli di continuità, anche nell’ottica di fornire alla marineria della regione un’opportunità per integrare la propria attività attraverso il recupero dei rifiuti di plastica”.
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