Attualità
11 Agosto 2018
Il vicesindaco commemora i nove uomini "vittime, per le loro idee, di una rappresaglia fatta da italiani"

Eccidi della Certosa, Maisto: “Un Paese che dimentica non merita la libertà”

di Redazione | 2 min

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Tersilio Destino Sivieri, Guido Droghetti, Amleto Piccoli, Gaetano Bini, Romeo Bighi, Renato Squarzanti, Guido Fillini, Donato Cazzato e Mario Zanella. Vengono letti uno per uno, lentamente, i nomi dei nove uomini uccisi per mano dei fascisti fra l’11 e il 20 agosto 1944 alla Certosa, in quella che è una delle pagine più nere della storia ferrarese.

A 74 anni di distanza autorità civili e militari si sono riunite al cippo della Certosa, per commemorare le vittime affinché episodi come quello diventino un monito. Una cerimonia che è molto più di una semplice deposizione della corona.

Come ha esordito il vicesindaco Massimo Maisto, infatti, rendere omaggio “è fondamentale, perché un Paese che si dimentica di chi è morto per il benessere dello stesso rischia di non capire e di non meritare la propria libertà”. Oggi, ha aggiunto Maisto, in Italia vive “la quarta generazione che non ha conosciuto la guerra, se non marginalmente. Non è mai successo, e in gran parte del mondo non succede: tutti veniamo ad apprendere la terribile notizia della strage di ragazzini in Yemen”

Lo sguardo del vicesindaco si è poi soffermato sul presente: “Siamo una nazione nella quale possiamo esprimere idee, valori e passioni. Crediamo anche di essere coraggiosi dietro una tastiera, insultandoci sui social network e pensando che la democrazia sia questo. Il vero democratico, invece, tutela le minoranze e chi la pensa diversamente, e combatte per le proprie idee”.

Tornando agli eccidi del 1944 Maisto chiede di non dimenticare perché “quelle persone erano gran parte operai della futura Montedison, e per le loro idee sono state vittime di una rappresaglia fatta da italiani. E’ giusto ricordare e rendere omaggio anche a quelli che non sono caduti, ma hanno avuto il coraggio e la forza di ricostruire l’Italia dopo la guerra”.

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