Economia e Lavoro
3 Agosto 2018
Il presidente della sezione ferrarese Scaramagli si scaglia contro la sentenza della Corte di Giustizia Ue del 25 luglio

Nuove biotecnologie considerate ogm, Confagricoltura: “Grave errore che pagheremo caro”

di Redazione | 2 min

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Una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, emanata lo scorso 25 luglio, ha stabilito che gli organismi ottenuti mediante nuove tecniche di mutagenesi rientrano, in linea di principio, nella sfera di applicazione della direttiva europea in materia di Ogm. Un errore, secondo il presidente di Confagricoltura Ferrara Pier Carlo Scaramagli, che “pagheremo caro”.

“Le nuove biotecnologie sono importantissime – spiega Scaramagli – perché possono contribuire a garantire una produzione alimentare sostenibile, a tutelare le nostre produzioni tipiche sempre più minacciate da malattie di difficile controllo ed in continua evoluzione, oltre che dai cambiamenti climatici. La differenza con gli Ogm è sostanziale: mentre le piante Ogm vengono ottenute grazie allo spostamento di un gene da un organismo all’altro, con le nuove biotecnologie viene corretto il gene della pianta che si vuole migliorare, aumentando, ad esempio, la resistenza all’attacco di un determinato parassita, evitando quindi di dover procedere con lo spargimento di insetticidi”.

Eppure per la Corte di Giustizia non c’è differenza. L’equiparazione dei due tipi di intervento avrà “effetti devastanti – prosegue il presidente di Confagricoltura Ferrara – perché mentre l’Unione Europea, pur essendo dipendente dalle importazioni di quasi tutti i tipi di derrate alimentari, alza un muro invalicabile contro il miglioramento genetico, i Paesi extra Ue continueranno a considerare le piante modificate con le tecniche di editing genomico non rientranti nella sfera Ogm; sicché continueremo ad importare quei prodotti, e non sapremo mai (perché nessuno sarà in grado di verificarlo) se sono stati ottenuti grazie all’ausilio di nuove biotecnologie o da mutazioni spontanee. E così, tra l’altro, vedremo ancora una volta i nostri migliori ricercatori emigrare nelle multinazionali che si occupano di queste ricerche”.

Scaramagli invita, allora, ad una “riflessione politica attenta che determini un ripensamento complessivo delle norme in materia perché – e conclude – diversamente la nostra agricoltura non sarà in grado di fare fronte alle sfide poste dal cambiamento climatico e rispondere alle sollecitazioni a ridurre l’utilizzo dei prodotti fitosanitari”.

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