Politica
1 Agosto 2018
L'ex segretario nazionale Ds presenta il suo libro ad Autori a Corte e parla anche di Europa e Marchionne

Fassino: “Pd unico argine a deriva gialloverde”

di Redazione | 5 min

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La nascita e lo stato di salute del Partito Democratico, la crisi e le possibilità di rilancio del centro sinistra, la questione del lavoro in un mondo globalizzato, l’Europa ed i nazionalismi, lo sviluppo dell’Africa nella gestione dei flussi migratori ed il ricordo di Sergio Marchionne. È un Piero Fassino a tutto campo quello che presenta il suo libro ‘Pd davvero’ ad Autori a Corte.

Il deputato dem introduce il suo lavoro come “un libro dedicato alle sfide che ha davanti la sinistra e come possono essere affrontate. È una riflessione politico culturale dove non si parla di Grillo, Berlusconi o Salvini”. E ancora: “Se oggi guardo lo scenario che ho davanti vedo la deriva verso cui il governo gialloverde ci sta portando e dico che il Pd è l’unico argine a questo. Seguendo la situazione dei partiti progressisti in Europa vedo un grande affanno ovunque e c’è la necessità di una rifondazione della sinistra riformista. Le ragioni per cui abbiamo fatto il Pd sono ancora valide, ad essere cambiati sono gli scenari sociali ed economici rispetto a 10 anni fa e penso alla crisi economica, alla globalizzazione e all’immigrazione che hanno portato ad illusioni protezionistiche”.

Quello che è accaduto in Italia è avvenuto ovunque ed ha portato ad un fenomeno di crisi di rapporto tra le forze politiche tradizionali ed il conseguente avanzamento delle forze anti sistema” prosegue l’ex segretario nazionale Ds, dichiarando inoltre che “una delle ragioni del successo dei 5 Stelle e della Lega alle scorse politiche è stata la frattura nella società tra inclusi ed esclusi che non si sono sentiti tutelati e protetti. Abbiamo assistito anche ad una rottura democratica: chi ha votato per il M5S o la Lega non si è sentito rappresentata. Se vogliamo riconquistare la fiducia dei cittadini dobbiamo capire perché l’abbiamo persa”.

L’attenzione del ex segretario dei Ds si sposta quindi sul tema lavoro con un occhio di riguardo al dl Di Maio che sta per approdare alla Camera: “La sinistra nasce per rappresentare il mondo del lavoro e questo vale ancora oggi anche se è cambiato quel mondo rispetto al ‘900. C’è un punto che una forza di sinistra deve sempre tenere ed è quello dei diritti fondamentali del lavoratore e per questo rifiuto il fatto che precarietà e flessibilità siano automaticamente sinonimi: lo diventano senza i diritti fondamentali. Sono d’accordo che si debba favorire il contratto a tempo indeterminato ma va riconosciuto che ci sono altre forme in un mercato flessibile e all’interno di queste vanno garantiti i diritti fondamentali a tutti”.

Un forte consenso invece il deputato dem lo rivolge all’Europa che definisce “la più fantastica esperienza democratica a partire dal fatto che da 70 anni non c’è una guerra in questo continente tra i paesi membri. È una cosa che diamo per scontato ma non dobbiamo dimenticarci che solo il secolo scorso ci sono state due guerre mondiali. Noi siamo diventati un grande paese grazie al boom economico degli anni ’60 e ’70 che non ci sarebbe mai stato senza il mercato comune e ricordo che i paesi dove esportiamo di più sono Germania e Francia”.

Secondo Fassino “i benefici europei sono maggiori dei costi anche se l’Europa ha manifestato qualche limite e la mia spiegazione è che l’integrazione è stata più lenta dei bisogni, a differenza di quello che dice Salvini che pensa sia andata troppo oltre. Tornare indietro e vivere di protezionismo e chiusura è una illusione e noi viviamo in un mondo aperto dove i dazi danneggerebbero solo noi. In un mondo grande se ti fai più piccolo sei solo più vulnerabile e gli interessi nazionali esistono e vanno difesi all’interno di un sistema aperto”.

La globalizzazione non è né buona né cattiva, dipende solo da come la si gestisce ed il nodo è intermante politico” afferma ancora l’ex ministro spostando il discorso sul tema delle migrazioni e dell’Africa, un continente “dove oggi vivono 1,2 miliardi di persone e che a fine secolo diventeranno, se le dinamiche demografiche rimarranno queste, 4 miliardi. Nessuno può pensare che il destino di queste persone si possa risolvere con le migrazioni ma serve un piano di sviluppo per l’Africa. Questo significa che per i prossimi 20/30 anni nei bilanci dei paesi Ue servono fondi concreti per aiutare l’Africa e non 4 briciole, non credo che Salvini sia d’accordo”. Ma non solo: “Il problema è come gestire il fenomeno migratorio sul quale abbiamo perso tanti voti e che porta paure ed ansie soprattutto nella parte più umile della nostra popolazione. Dobbiamo analizzare la questione lucidamente e gestire una politica di integrazione che non deve essere vista come togliere qualcosa agli italiani: ad esempio sulle case popolari vanno rivisti i criteri di selezione che favoriscono i nuclei famigliari più numerosi e quindi gli stranieri che hanno più figli”.

Il finale è dedicato al ricordo di Sergio Marchionne ed una frecciata al sindacato: “I risultati hanno dato ragione a Marchionne e non a chi aveva paura. Il sindacato non doveva dire di sì a tutte le proposte del manager della Fca ma doveva accettare la sfida che Marchionne aveva lanciato e misurarsi con lui sul rilancio della azienda. La sinistra che voglio io non deve avere paura ma sapersi misurarsi anche rischiando di perdere delle sfide e Berlinguer, che manca a tutti noi, aveva il coraggio di cambiare: questo deve essere il Pd oggi”.

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