di Giuseppe Malatesta
Codigoro. Quattro, cinque, massimo sei giorni. La deadline del rogo che dal 14 luglio tiene alta l’attenzione nel codigorese è fissata. A riferire come il fumo sia “ormai esaurito, mentre proseguono le operazioni di smassamento finalizzate anche allo smaltimento” è il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, per voce del comandante Pietro di Risio, reduce mercoledì mattina da un sopralluogo sul posto durante il quale ha avuto modo di confrontarsi anche con i vertici di Kastamonu.
Fuoco spento dunque, undici giorni dopo, ma ci vorrà ancora circa una settimana per riportare davvero tutto alla normalità. I grossi container posteggiati nello stabilimento sulla statale Romea suggeriscono che sì, è tempo di smaltimento – e non solo di dubbi.
Nel frattempo sul fronte dei contestatori rifanno capolino i consiglieri di opposizione in quota Psi, Francesco Fabbri e Marco Finotti, che in una nota stampa riportano l’attenzione sui risultati delle analisi di Arpae rese note nei giorni scorsi.
“Risultati che a nostro avviso non si dimostrano così ampiamente rassicuranti per la salute pubblica, come riportato invece nel commento stesso dell’Ausl, oltretutto non firmato: nei campioni compaiono sostanze tutt’altro che innocue, come la formaldeide, sostanza cancerogena i cui valori vengono deputati bassi solo perché paragonabili a quelli rilevati nelle grandi città ad elevato traffico o in siti produttivi che fanno lavorazioni di metalli con uso di oli lubro-refrigeranti”.
“Come dire che respirare a pieni polmoni sul Grande Raccordo Anulare di Roma è come respirare in un sito Mab Unesco o nel Parco del Delta del Po”.
Non solo formaldeide. A preoccupare i consiglieri anche i livelli di acroleina, responsabili secondo Ausl degli effetti irritativi segnalati dalla popolazione esposta ai fumi. “È una sostanza tossica per il fegato e irritante per la mucosa gastrica, la si produce bruciando olio ad alte temperature: spontaneo chiedersi cosa ci fosse nella catasta di legna che ha bruciato”.
“Gli ultimi giorni – concludono – sono stati il peggior spot pubblicitario per il turismo e per tutti i prodotti agricoli coltivati nel nostro territorio e serviranno mesi o anni per recuperare. Per questo rinnoviamo la nostra forte critica al sindaco Alice Zanardi, che non ha voluto coinvolgere il consiglio Comunale nell’emergenza: eppure i banchi dell’opposizione rappresentano più del 50% della cittadinanza. Chiediamo quindi, con toni fermi e perentori, l’immediata convocazione di un consiglio comunale aperto alla cittadinanza o ad una assemblea popolare con la partecipazione di tutti i soggetti interessati, in cui venga data ampia spiegazione di quello che è successo, delle possibili conseguenze per la salute pubblica e per il territorio, di quali saranno le prossime operazioni di bonifica del sito in questione, nonché le azioni che adotterà la Kastamonu per evitare altri episodi simili”.
Nel frattempo è stata diffusa in giornata la convocazione di un consiglio comunale ordinario per lunedì 30 luglio (ore 18): all’ordine del giorno nessun punto relativo alla questione, ma le opposizioni promettono di sfruttare appieno lo spazio concesso per interrogazioni e interpellanze. Nel frattempo quello stesso giorno e se tutto andrà secondo le previsioni, a cinque chilometri dalla sala consiliare, del vulcano fumante non dovrebbe esserci più traccia.
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