Goro
21 Luglio 2018
Novità nell'indagine sull'omicidio irrisolto del giovane di Goro ucciso 30 anni fa con una pistola da macello

Caso Willy Branchi. Individuate persone con diretta conoscenza dei fatti

di Redazione | 2 min

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Prima ha provato a fuggire dai carabinieri in auto poi, dopo essere uscito di strada, a piedi. È quanto accaduto nel tardo pomeriggio di ieri, mercoledì 17 aprile, quando una pattuglia dei militari di Goro ha notato una Volkswagen Golf guidata da un uomo che stava girando ad alta velocità per le vie del paese

Goro. Due, forse tre. È il numero di persone che avrebbero una diretta conoscenza dei fatti relativi all’efferato omicidio di Willy Branchi, il diciottenne che venne massacrato e ucciso con una pistola da macello nella notte tra il 29 e 30 settembre 1988 a Goro, i cui nomi sono entrati nella nuova indagine condotta dal sostituto procuratore Andrea Maggioni.

Sembra essere un piccolo/grande passo avanti, compiuto anche grazie a quanto esposto dall’avvocato Simone Bianchi, che rappresenta la famiglia di Willy, nell’atto con cui si è opposto all’archiviazione richiesta dall’ex titolare del fascicolo, il pm Giuseppe Tittaferrante che, pur gettando di fatto la spugna, non fu tenero con Goro e i suoi abitanti per il clima di omertà sulla vicenda. Nell’atto di opposizione si dava conto dell’esistenza di almeno un testimone che non era mai stato ascoltato.

L’avvocato Simone Bianchi, rappresentante dei famigliari di Willy Branchi

E anche sulla base di tale passo in avanti, l’avvocato Bianchi medita un’ulteriore azione: “Sto valutando di far effettuare un nuovo accertamento medico legale a integrazione di quello che venne fatto con la riesumazione della salma, alla luce delle novità che sono emerse con l’opposizione all’archiviazione”.

Ma non è finita qui, perché nella vicenda, come si ricorderà, entrò un pensionato di Goro, Carlo Selvatico, oggi a processo per aver reso false dichiarazioni al pm: ebbene per l’avvocato Bianchi la storia non dovrebbe chiudersi qui, per questo ha chiesto alla procura di “valutare la sua condotta per vedere se ha commesso altri e ben più gravi reati, oltre alle false dichiarazioni”.

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