Da abitante-suddito di FerrHera, qual sono, vesto mentalmente i panni del buon soldato Sc’vèik ogni volta che ricevo posta da Hera. Ma per l’importante novità della prima Bolletta a Tariffa Puntuale (prima rata) ho ritenuto mettermi anche sull’attenti, la divisa in ordine e i bottoni lucidati.
La mia nuova Bolletta, per grazia di Dio e volontà di Hera è da pagare in euro. Non in Bitcoin o altre criptovalute come paventato leggendo la prima criptica riga:
“Litri minimi annui dal 01.01.2018 al 31.03.2018: 1560,00”
Perciò, fiducioso nell’esistenza di documenti comunali su carta Hera che spieghino i misteri dei litri minimi annuo-trimestrali, passo serenamente alla riga successiva:
“Litri minimi fatturati (Quota Variabile di Base) dal 01.01.2018 al 31.03.2018: 384,65”
E, perbacco, 384,65 sono proprio i litri che mi fanno pagare, al prezzo di €/litro 0,0545454!
Tutto ok, allora?
Ma certo! È irrilevante che i litri conferiti siano 90 e non 384,65, in confronto al miracolo di un numero non multiplo di 30 con decimali, visto che la Calotta, unico strumento di misura assegnato dalla provvidenza comunale, misura una sola grandezza: 30 litri secchi e basta, vuoto per pieno.
Ed è trascurabile che la Tariffazione Puntuale di Legge (Dm 20 Aprile 2017) esiga che i rifiuti siano valutati singolarmente, caso per caso, e pagati solo a peso (quindi €/kg, non €/litro). Perché in un luogo dove da 73 anni nessuno spara più ai dominanti stranieri, e dove il lessico è limitato da deliranti percezioni soggettive, col termine “puntuale” i capoccia in Comune e in Hera tutt’al più capiscono che il pagamento s’ha da farsi non oltre una certa data.
Tutto regolare, quindi, ricalcando vicende di analogo spessore intellettuale descritte un secolo fa da Hasek col suo ironico “buon soldato Sc’vèik” del imperial-regio esercito austroungarico, il quale ricevendo ordini arroganti rispondeva sempre: “Faccio rispettosamente notare che sono scemo”. La stessa frase d’accompagnamento che inserirei nei bollettini di pagamento per Igiene Ambientale, se ci fosse uno spazio per le comunicazioni.
Paolo Giardini