Eventi e cultura
14 Luglio 2018
Cagnacci salpa per Ajaccio, al suo posto arriva la Madonna con il bambino di Gian Domenico Cerrini

Collezione Cavallini Sgarbi: un nuovo arrivo e una nuova partenza

di Redazione | 3 min

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La mostra “La collezione Cavallini Sgarbi” – prorogata sino al 2 settembre – si arricchisce inoltre di un dipinto di straordinaria qualità come la Madonna con il bambino di Gian Domenico Cerrini detto il Cavalier Perugino, capolavoro della pittura “da stanza” datato tra il 1650 e il 1655.

Allievo a Perugia di Giovanni Antonio Scaramuccia, Gian Domenico Cerrini si trasferì presto a Roma, dove secondo le fonti si educò nella bottega di Guido Reni (ipotesi improbabile perché il contatto dovrebbe essere avvenuto prima del 1627). Lo spiccato interesse per i modelli reniani non gli impedì di assorbire altre esperienze figurative, dall’imponente maniera di Cristoforo Roncalli ai valori chiaroscurali del Guercino e di Giovanni Lanfranco, al classicismo di Andrea Sacchi e del Domenichino.

Al pari di altri maestri operanti a Roma in quel tempo (Cozza, Camassei, Gimignani), Cerrini manifestò un certo spirito di indipendenza nei confronti delle tendenze dominanti ed elaborò uno stile originale, “facilmente riconoscibile per i contorni ondulati, piuttosto morbidi, nei quali egli inserisce campi di colore chiaro e lattiginoso” (Voss). L’artista fu appoggiato da influenti personalità (come Bernardino Spada e Giulio Rospigliosi) ed entrò nel giro della più qualificata committenza romana (Barberini, Chigi, Colonna, Corsini, Pallavicini).

Tra le opere più rilevanti eseguite entro la metà del secolo sono da ricordare almeno le due pale d’altare per la chiesa di San Carlino alle Quattro Fontane (1642-43), l’Assunta per la cappella Spinelli nella Chiesa Nuova (1645 circa), il David con la testa di Golia della Galleria Spada (1649) e il Martirio di san Sebastiano della Galleria Colonna (1650 circa). Tra il 1654 e il 1655 realizzò la decorazione della cupola di Santa Maria della Vittoria, un’antologia del suo repertorio figurativo in sostanza estranea alle novità delle cupole barocche. Il pittore si trasferì poi a Firenze, presso la corte medicea, dal 1656 al 1661, realizzando numerose opere di sobria tenuta classicista. Tornato a Roma, mostrò un lento ma progressivo avvicinamento alle nuove tendenze barocche.

Il dipinto qui esposto, che ben s’iscrive in un tipo di produzione “da stanza” per il quale Cerrini ottenne un vasto successo, gli fu probabilmente commissionato da un devoto della Beata Vergine del Carmelo, come indica la presenza dello scapolare di color bruno trattenuto dalla Vergine. Al suo fianco Gesù Bambino, ritto, con le gambe incrociate, sul piano di un tavolo, la abbraccia con delicatezza. Entrambi, con lo sguardo, invitano lo spettatore a condividere i loro amorevoli sentimenti.

Ancorata ai modelli del classicismo bolognese, l’opera rivela i caratteri tipici dell’apollineo linguaggio del Cavalier Perugino nel suo momento migliore: la purezza del disegno, la stesura smaltata, la seducente tavolozza giocata sull’accostamento di tinte fredde, la morbidezza dei panneggi e la dolce idealizzazione delle figure. L’esecuzione della Madonna con il Bambino sembra cadere dunque entro la metà del sesto decennio del Seicento, ossia prima del soggiorno fiorentino, periodo in cui Cerrini avrebbe optato per un fare più ombroso e macchiato.

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