Economia e Lavoro
9 Luglio 2018
Nuova battuta d’arresto per micro imprese, artigianato e commercio, ma resta positivo il confronto con l’anno precedente

C’è ripresa, ma solo per chi esporta e innova

di Redazione | 6 min

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La Camera di Commercio di Ferrara

Prosegue anche nel 2018 la crescita degli indicatori economici relativi alla manifattura, positivi però solo per il trend delle imprese di maggiori dimensioni, che confermano l’intensità rilevata alla fine dello scorso anno. Questo quanto emerge dai dati diffusi ieri mattina dall’Osservatorio dell’economia della Camera di Commercio di Ferrara. Da due anni ormai l’andamento della produzione è in aumento e, per le imprese che vendono anche all’estero, i risultati sono migliori. Ferrara, con le sue 1000 imprese esportatrici, registra così l’incremento delle esportazioni tra i più accentuati della Regione. Il Pil stimato da Prometeia, in crescita dell’1,5% per l’anno in corso, dovrebbe accelerare nel 2019, superando l’indice nazionale. In territorio negativo il commercio, che nel primo trimestre registra una nuova ampia flessione delle vendite.

Gli indicatori sul Commercio internazionale, elaborati sulla base delle informazioni diffuse da Istat e riferiti al primo trimestre del 2018, hanno certificato un’accelerazione della crescita. Nei primi tre mesi dell’anno sono state esportate merci ferraresi per quasi 700 milioni di euro (oltre 75 milioni in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno), valore che corrisponde ad una variazione tendenziale positiva del 12,2%, ma soprattutto picco record del periodo riferito ai primi tre mesi dell’anno. In particolare, il dato delle esportazioni provinciali è stato migliore sia al dato regionale (+4,6%), sia al trend nazionale (+3,3%), con una variazione inferiore in Emilia-Romagna solo al dato di Piacenza, dove sono localizzati importanti centri per la logistica (primo tra tutti quello di Amazon).

I comparti produttivi

Le prime tre voci per incidenza sono macchinari, prodotti chimici e, dopo alcuni trimestri negativi, torna ad essere rilevante anche la quota dell’automotive, grazie ad un incremento a tre cifre. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, aumenta l’export anche per i prodotti agroalimentari, il sistema moda, gli articoli in gomma, i prodotti di minerali non metalliferi e gli apparecchi elettrici-elettronici. I trend positivi compensano ampiamente le contrazioni di pesca, prodotti in metallo, prodotti del trattamento dei rifiuti e soprattutto del settore dei macchinari. Il comparto degli apparecchi meccanici, pur se diminuito di circa 4 milioni euro, resta la voce più importante dell’export ferrarese. Tra le destinazioni preferite l’Europa (+17,0% sul solo mercato tedesco), che rappresenta ancora più del 60% del totale, e gli Stati Uniti, che crescono a due cifre (+48,3%).

Prosegue intanto per il comparto manifatturiero la tendenza positiva di produzione, fatturato ed export, con un’intensità di crescita decelerata però rispetto ai tre mesi precedenti. La ripresa non ha ancora coinvolto le imprese più piccole, i cui ordinativi faticano a ripartire, per lo meno per chi non riesce ancora a raggiungere i mercati internazionali. I trend congiunturali della provincia si allontano così dai valori regionali che sembrano avviati verso una ripresa più solida.

Nel primo trimestre dell’anno l’andamento negativo è confermato, oltre che per le imprese di più piccole dimensioni, anche per i comparti della meccanica e dei mezzi di trasporto. Il sistema moda e le industrie dei metalli segnano le variazioni positive più rilevanti. Cresce la produzione anche per l’alimentare, il gruppo legno-mobili, carta, stampa e l’industria dei metalli. Torna in contrazione l’aggregato delle altre industrie che comprende la chimica e la lavorazione dei minerali non metalliferi.

Per i prossimi mesi, nonostante i giudizi delle imprese ferraresi siano sempre più orientati alla prudenza, i saldi tra chi prevede la variabile in aumento e chi in calo sono positivi e in crescita, con aspettative in miglioramento anche per il fatturato.

L’artigianato manifatturiero torna a registrare indicatori negativi con un andamento meno pesante per le imprese che esportano, che fanno segnare un +2,0%. Le difficoltà maggiori sembrano riscontrarsi anche dal minor numero di settimane in cui la produzione è assicurata (6,3 per l’artigianato e 8,7 per l’intera manifattura), nonché dal più basso grado di utilizzo degli impianti (72,4% rispetto al 76,2%). In particolare difficoltà ancora il settore delle costruzioni (-53%) sebbene sia il settore della logistica a rilevare la variazione percentuale più pesante.

In territorio negativo il commercio a causa, in particolare, dal comparto dei prodotti non alimentari. Le vendite a prezzi correnti hanno subito una flessione del -2,3% nel primo trimestre del 2018 rispetto allo stesso periodo del 2017 per gli esercizi al dettaglio in sede fissa, segnando così un leggero rallentamento alla caduta iniziata dieci anni fa ed interrotta solo nel primo trimestre del 2015. Meno consistente la riduzione delle vendite per il comparto dei prodotti alimentari (- 1,9%).

Lo stato di salute delle imprese

Per quanto riguarda la demografia delle imprese, nel primo trimestre del 2018 rallentano le cessazioni ma, allo stesso tempo, le iscrizioni registrano un nuovo minimo storico. Il saldo della movimentazione per i primi tre mesi dell’anno risulta così pari a -319 unità. Tra i settori in maggiore sofferenza per numero di imprese, l’agricoltura, il commercio e le costruzioni, ma anche, pur se in misura inferiore, la logistica, le attività finanziarie e assicurative, la manifattura e alcune tipologie di servizi alla persona. Segnali positivi giungono, invece, da tutti quei settori legati ai servizi alle imprese quali il noleggio, le agenzie di viaggio, i call center, le agenzie di recupero crediti e le società di servizi di informazione e comunicazione.

Crescono le società di capitale, in virtù degli aumenti delle nuove forme di società a responsabilità limitata (semplificata e a capitale ridotto), mentre perdono terreno le forme giuridiche “personali”, ovvero società di persone e imprese individuali. L’analisi per tipologia di impresa evidenzia una contrazione anche delle imprese femminili, che non ha impedito al tasso di imprenditorialità femminile di confermarsi sempre il più alto della Regione e superiore anche al dato medio italiano (22,8% sulle registrate). Il calo delle imprese giovanili non dipende dal saldo – sempre positivo – tra nuove iscrizioni e cancellazioni, ma piuttosto dalla perdita dello stato di “giovanili” delle imprese iscritte in precedenza, dal momento che il saldo tra iscrizioni e cessazioni è sempre positivo. Saldo ancora positivo, infine, per le imprese straniere è diminuito, così come è calato il numero di cessazioni. Grazie ancora ad un saldo positivo, lo stock totale è cresciuto, registrando aumenti praticamente in tutti i settori.

Per quanto riguarda il credito alle imprese, a marzo 2018 rimangono pressoché costanti i prestiti alle famiglie consumatrici e alle imprese di piccole dimensioni, lievemente meglio per le imprese medio-grandi. Si riduce, inoltre, il tasso di deterioramento per le imprese manifatturiere, mentre riprende a crescere quello relativo alle costruzioni. Nel primo trimestre 2018, ha ripreso tono la crescita dei depositi, grazie ai trend sia del settore delle famiglie sia del comparto, più limitato, delle imprese, la cui incidenza sale, ma rimane inferiore al 18% del totale e alla quota della Regione (29%). L’andamento, pur in linea con quanto rilevato in Emilia-Romagna, evidenzia variazioni positive più contenute. Calano ancora i depositi con durata prestabilita o rimborsabili con preavviso (2.853 milioni di €), che rappresentano in questo caso una quota superiore rispetto alla Regione (38% contro il 24%), pur se in una fase di ridimensionamento. In contrazione risultano anche i titoli a custodia, con diminuzioni più consistenti per le obbligazioni di banche italiane e titoli di stato nazionali.

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