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Un evento dell’Arcigay di fronte alla sede di via Ripagrande
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di Mattia Vallieri
Dalla prima edizione del 2016, a poche settimane di distanza dalla legge Cirinnà sulle unioni civili, a quella di quest’anno, due anni dopo, in cui riecheggiano pesanti le parole del ministro Lorenzo Fontana (“le famiglie gay non esistono”). È un pride che sa di battaglia e voglia di non arrendersi quello di questa terza edizione della festa di strada organizzata dal movimento Lgbti in via Ripagrande o, per dirla come la presidente di Arcigay Ferrara Manuela Macario, “oggi è importante resistere ed esserci: resistiamo agli attacchi ma dobbiamo essere anche presenti”.
L’edizione di quest’anno però, prosegue Macario, “oltre a commemorare i motti di Stonewall vuole rivendicare i diritti di tutte le persone private, o che rischiano di esserlo, dei propri diritti. Siamo qua in strada, luogo di tutti, per tutelare tutte le minoranze: dai rom ai migranti lasciati in mezzo al mare o rispediti in Libia. Siamo qua a lottare contro tutte le discriminazioni”. Secondo la presidente di Arcigay “nel 2016 abbiamo ottenuto, con alcune mancanze e lacune, un riconoscimento come cittadini e finalmente ci siamo sentiti anche noi di serie A. A distanza di due anni è bastato un cambio di governo per rimettere tutto in discussione. L’asticella dell’odio e del tutti contro le minoranze si è alzato a tal punto che al governo, che dovrebbe tutelare gli interessi e i diritti di tutti i cittadini, c’è un ministro della Repubblica che si può permettere frasi discriminatorie ed anticostituzionali”.
“I diritti delle minoranze e quelli Lgbti non riguardano solo la sinistra e dovrebbero essere difesi da tutti i governi” afferma ancora Macario, un pensiero quasi all’unisono con quello della presidente di Arcilesbica Rossana Zanetti che ribatte attaccando “l’involuzione che stiamo vedendo ormai su tutti i fronti, non solo quelli dei diritti Lgbti. C’è una involuzione proprio del senso di umanità delle persone. Parole come altruismo e generosità stanno ormai scomparendo dal nostro vocabolario”. E ancora: “Ci sono politicanti che credono e fanno propaganda sul fatto che estendere i diritti a tutti li possa togliere ad altri: è una battaglia tra gli ultimi e tra poveri questa – tuona la presidente di Arcilesbica -. Le persone vengono indotte all’odio ed alla violenza ma invece di trovare soluzioni ai bisogni della gente si dice che i loro problemi derivano dai diritti degli ultimi. Speriamo di riuscire a risvegliare il senso di umanità”.
Un aspetto positivo per il movimento Lgbti quest’anno deriva dalla decisione dell’Organizzazione mondiale della sanità di togliere dall’elenco delle malattie mentali la transessualità. Un risultato che, sottolinea Eva Croce (TransFer), “è un primo passo molto importante ma si sono inventati la questione della salute sessuale. Sicuramente questa decisione ci viene in sostegno e dimostra che non siamo fragili o bisognosi”. Ma non solo: “Noi chiediamo la totale depatologizzazione della transessualità come avvenuto in Danimarca nel 2014 – spiega ancora Croce -. Come associazionismo stiamo combattendo su un altro argomento fondamentale che è la questione del cambio nome: un aspetto importante soprattutto durante i colloqui di lavoro ad esempio perché, per la non corrispondenza con quello scritto sui documenti, rischiamo di non essere selezionati, cosa che può portare ad ulteriori problematiche. Inoltre lavoriamo per modificare la legge 164 del 1982 ormai troppo datata”.
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