Cronaca
21 Giugno 2018
I tre erano già stati indagati all'epoca del delitto, ma grazie alle nuove tecniche di analisi del dna potrebbero emergere nuove prove

Omicidio Minguzzi, indagati due ex carabinieri e un idraulico

di Redazione | 2 min

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Pier Paolo Minguzzi

Sono tre le persone che compaiono nel registro degli indagati della procura di Ravenna per l’omicidio di Pier Paolo Minguzzi, il 21enne di Alfonsine sequestrato e ucciso il 21 aprile 1987 mentre era tornato in licenza dal suo periodo di leva nei pressi di Mesola. A finire nel mirino degli inquirenti sono due ex carabinieri e un idraulico, che alla fine degli anni ’80 furono condannati anche per un altro tentativo di estorsione nella zona nel quale la famiglia Contarini ricevette la stessa richiesta economica giunta alla famiglia Minguzzi: 300 milioni di lire. I tre furono arrestati al termine di una sparatoria in cui perse la vita un carabiniere in servizio.

A inchiodare i tre, a 31 anni di distanza dalla morte del 21enne di Alfonsine, potrebbe essere l’evoluzione teconologica nelle tecniche di analisi del dna: l’ipotesi degli inquirenti è che oggi sia possibile trovare tracce del loro dna sulla salma di Minguzzi.

Il giovane era di stanza a Mesola durante il suo periodo di leva, e il 18 aprile tornò ad Alfonsine in licenza per trascorrere la Pasqua con la famiglia. Dopo aver trascorso il giorno successivo al mare e a Imola con la fidanzata la riaccompagnò a casa, e da quel momento si persero le sue tracce. Durante la notte la famiglia, preoccupata dal non vederlo chiamare, allertò i carabinieri. La Golf rossa di Minguzzi fu trovata parcheggiata nel centro di Alfonsine con le chiavi attaccate al cruscotto e il sedile più vicino del solito al volante: segno che a guidare fin lì non era stato il ragazzo, di corporatura piuttosto massiccia, ma una persona più minuta. Il giorno successivo uno dei rapitori, dall’accento siciliano, telefonò alla famiglia chiedendo un riscatto da 300 milioni di lire, ma senza fornire alcuna prova che il giovane fosse ancora vivo.

Mentre procedevano le trattative con i sequestratori il cadavere di Minguzzi fu ritrovato nei pressi di Codigoro, avvistato il primo maggio da un gruppo di canoisti nel Po di Volano. Attorno al collo aveva la corda con cui era stato strozzato. Dalle analisi risultò che la morte era avvenuta nelle prime ore, forse la notte stessa del rapimento. Una delle ipotesi fu che il ragazzo, sportivo e robusto, potesse essersi ribellato fino ad avere quasi la meglio sui rapitori, che a quel punto lo avrebbero ucciso. Le indagini portarono anche all’individuazione del luogo dell’omicidio: una stalla abbandonata a Vaccolino. I carabinieri e la famiglia non diedero immediatamente l’annuncio del tragico epilogo, nella speranza di essere nuovamente contattati dai sequestratori, ma non ci furono altre telefonate.

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