Una condanna al pagamento dei danni per quasi 30 milioni di euro, 27 circa a carico di Pier Bruno Caravita. È quanto ha chiesto l’avvocato Eugenio Gallerani, in rappresentanza del fallimento Cmr, al termine di un’arringa durata tre ore e mezzo, nel processo per il crac della coop di Filo di Argenta, caduta nel 2011 come cadde anni prima la Costruttori, con un tonfo dolorosissimo per i circa 300 creditori.
Una richiesta di danni salatissima, arrivata al culmine di una ricostruzione minuziosa di quel crac: passo per passo su ogni contratto, ogni operazione, ogni dubbio sulle scelte di Pier Bruno Caravita, l’ex dg della Cmr considerato un po’ il regista della bancarotta.
Gallerani ha ripercorso per il collegio giudicante – presidente Vartan Giacomelli e a latere Debora Landolfi e Alessandra Lepore – le tappe del crac. Ad esempio, la svendita della controllata Serco a favore di Paolo Conforti per il tramite di un prestanome (Carlo Fossato, imputato per il quale il pm ha chiesto l’unica assoluzione in questo processo). “Venduta a prezzi di saldo, una vera e propria svalutazione – dice l’avvocato -. Ci sono mail in cui si dice a chiare lettere che si vuole mettere in sicurezza Serco per evitare che il commissario giudiziale possa mettervi le mani. E infatti, quando arriva, il commissario trova una società ormai spogliata. In pochissimi giorni si attua il piano di dismissione”.
Il regista di tutto, secondo questa lettura, era sempre Pier Bruno Caravita, che vi avrebbe avuto anche interessi personali, essendo “socio occulto di Marinara”, una società coinvolta nelle operazioni intraprese da Cmr a Marina di Ravenna.
Poi le operazioni Holiday Inn, ovvero una specie di ‘scambio’ di crediti andato male: Cmr vantava circa sei milioni verso la società Ecis e aveva accettato come modalità di pagamento la cessione di un credito di 7,2 milioni che Ecis vantava a sua volta nei confronti di Arca, azienda che aveva appaltato la realizzazione dell’Holiday Inn proprio a Ecis e da questa subappaltata a Cmr. Solo che secondo l’accusa Arca si era già dimostrata inadempiente.
Infine, tra le operazioni maggiori, rimane quella del centro commerciale Porta Malatestiana, per la cui realizzazione la Cmr vantava un credito cresciuto negli anni fino a toccare più di 13 milioni di euro, mai pagati, nonostante le numerose diffide (l’ultima delle quali il giorno prima dell’inaugurazione, con l’ennesimo avvertimento mai messo in atto di non consegnare l’immobile in assenza di pagamento).
Durante la scorsa udienza la procura aveva chiesto 6 anni di reclusione per Caravita (difeso dall’avvocato Lorenzo Valgimigli), 4 anni e 4 mesi per Conforti; 3 anni e 3 mesi per la moglie Maria Giulia Scozzoli (Marina Estate); 3 anni e 9 mesi per Gianni Fabbri (Ecis Coop); 3 anni e 2 mesi per Romolo Rago (Edilglobo) e 1 anno e 1 mese per Natalina Perri (Nova Edil) e Sabato Nocerino (Vega Coop).
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