di Cecilia Gallotta
Dei 31mila bambini iscritti al servizio sanitario ferrarese, il 6% non ha un proprio bilancio di salute redatto. Questo già nel 2014, mentre ad oggi non è noto neanche tale dato, probabilmente in aumento. Un gap che la psicologia dell’Ausl Fulvia Signani ha ritenuto doveroso porre all’attenzione della commissione Pari Opportunità, riunitasi lunedì pomeriggio per l’eventualità di investire 4mila euro (come illustra l’assessore nonché vicesindaco Maisto) per una raccolta dati mirata a far luce e ricerca sulla situazione di salute dei più piccoli, che ad oggi presenta diversi coni d’ombra.
“Dal 2010 c’è stata una variazione di contratto – spiega Signani – che ha dato la possibilità di anticipare ai 6 anni di età il passaggio dal pediatra al medico di medicina generale. Mentre però i pediatri di libera scelta hanno un incentivo economico per la redazione di un bilancio di salute per ogni bambino, per gli mmg questo non è altrettanto vero, con il risultato che spesso non si fa”.
Oltretutto, “viene frainteso il dato di accesso ai servizi con l’effettiva residenza nel comune di Ferrara, nonché tanti altri dati che differenzino i bambini e le bambine per genere”, rincara Signani: un dato inesistente o per meglio dire “invisibile”, perché non richiesto “dall’alto”, che porta a perdere le tracce delle condizioni in cui versa un’importante fetta della popolazione ferrarese.
E se per qualcuno si tratta di una ricerca “sessista, i cui effettivi ristorni sulla salute dei cittadini non sono in alcun modo garantiti – afferma il consigliere di Gol Francesco Rendine – a discapito dei tanti altri problemi che l’amministrazione deve affrontare e potrebbe sostenere”, per altri “rientra altrochè nelle priorità – sostengono i consiglieri Maresca, Baraldi del Pd e Fiorentini di Si – dal momento che i dati sono la base di partenza per attuare azioni concrete e che possano intrecciarsi al fine di avere una mappatura della città quanto più completa”.
Del resto, come afferma Maria Grazia Avezzù, referente distrettuale del gruppo di lavoro ‘Carta dei diritti della bambina’ – della quale ha presentato la nuova versione – “è attraverso l’incrocio di dati statistici come questo che si è resa nota la condizione delle realtà più diverse, da quella delle bambine sottoposte al matrimonio precoce – che ad oggi sono 15 mila al mondo – a quelle in cui si attua la mutilazione dei genitali femminili, o il turismo sessuale. Senza dimenticare che la Carta – alla quale il comune di Ferrara ha aderito pioniere assieme a quello di Parma – si ispira alla convenzione Onu dei diritti dell’infanzia, superando la discriminazione di genere e valorizzando la bellezza in ciò che ci differenzia”.
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