Comacchio
20 Marzo 2018
L'analisi di Franco Cazzola tratta dal primo incontro promosso dalla nuova associazione

Comacchio è in declino? Risponde ‘La città invisibile’

di Redazione | 3 min

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Era uscito di di casa di prima mattina a bordo della sua auto per recarsi al cimitero sulla tomba della moglie, ma nel pomeriggio non era ancora rientrato. E così le figlie di un 86enne di Comacchio si sono presentate in caserma per chiedere aiuto per rintracciare l’anziano padre

“Cosa provoca il declino di una città? E Comacchio è in declino? In che maniera Comacchio eredita il proprio passato conservandolo, assimilandolo, e innovandolo? C’è memoria di quel che ha reso speciale questo luogo?”.

Domande che hanno aperto il primo incontro promosso dalla neocostituita associazione comacchiese ‘La città invisibile’, quello con Franco Cazzola, docente di storia economica dell’Università di Bologna, intervenuto venerdì 16 marzo alla Manifattura dei Marinating.

“Le città muoiono quando gli abitanti perdono la memoria di sé e senza nemmeno accorgersene diventano stranieri a sé stessi, nemici di stessi. La storia insegna – introduce Gianfranco Arveda, membro dell’associazione, citando Salvatore Settis – che Comacchio ha dovuto rinunciare in parte al proprio corpo, perdendo così anche parte della propria anima: siamo portati a credere che esista una cesura tra la città d’acqua di ieri e la città di oggi, tutta tesa a diventare teatro di attrazioni turistiche in cui i cittadini da protagonisti stanno diventando spettatori figuranti di un ininterrotto spettacolo. Una frattura di cui parla insistentemente Serafina Salkoff nel suo ‘La città senza tempo’”.

Proprio ricordando alcuni passi di questo “testo caduto nell’oblio (che l’associazione si prefigge di tornare a studiare)”, Cazzola sottolinea “la lungimiranza della sociologa, che già negli anni Settanta aveva evidenziato l’avanzare dell’erosione dell’identità di Comacchio, a causa dell’affacciarsi di una progressiva prevaricazione del mercato turistico”.

“Comacchio è – secondo l’analisi di Cazzola – una città, e non paese, che si auto-condanna a subire un costante dominio: la sua popolazione, per quanto lavoratrice, non ha mai prodotto nel corso della sua storia una classe dirigente capace di governare il territorio, perciò si assoggetta ad una gestione che arriva dall’esterno. La difficoltà della gestione di Comacchio e del suo ambiente – inoltre – deriva da una mancata ottica globale della città, la cui materia acqua non si può gestire se non con una visione globale: l’acqua sovrasta la città e la regola da sempre, ostacolando l’emersione tipica che le città compiono dalla propria materia, separandosene attraverso le mura. Al contrario a Comacchio la forma umana impressa sulla materia non si è mai completata a causa dell’instabilità dell’acqua che rende la città difficilmente governabile e in continua ricerca di un equilibrio”.

Considerazioni da cui ripartire, secondo l’associazione. “Vi è la necessità di una memoria collettiva per poter salvare l’identità della città” ribadisce Cazzola, rilevando che “in un’epoca in cui la personalità viene apparentemente costruita attraverso manifestazioni individuali sui social, è necessario mutare gli strumenti di identificazione, ricominciare dalla storia della città, trasmetterla attraverso la scuola, mettere a disposizione i documenti di Comacchio e riflettere sugli stessi: solo così anche le più giovani generazioni potranno prender coscienza della sua anima”.

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